Lo speciale/2

Lazio - Urbetevere parte II: fase offensiva a confronto

Seconda puntata dello speciale "Nel cuore della Finale". Oggi analizzeremo il centrocampo e l'attacco delle finaliste

Analizziamo oggi i due reparti avanzati delle finaliste Lazio e Urbetevere. Da una parte troviamo qualità, ma soprattutto interscambiabilità: dall'altra, la solidità proveniente da un sistema rodato nel tempo. Vediamoli da vicino.


Simbiosi biancoceleste Una caratteristica della Lazio di Girini è che i due reparti avanzati si compenetrano l'uno con l'altro, perfettamente amalgamati. Noi descriveremo gli interpreti di un eventuale 4-2-3-1, che non farebbero alcuna fatica però, a scambiarsi di posto e a riorganizzarsi diversamente. L'imprevedibilità e la capacità di mutare in corsa, sono infatti una fra le migliori armi della Lazio in questa finale. Girini può contare su due grandi pilastri davanti alla difesa: Tempestilli e Francia. Il primo, giocatore completo, dotato già di una personalità ed intelligenza notevoli per l'età. Il compagno Francia, d'altro canto, si difende coniugando a una grande qualità un'invidiabile capacità balistica, che gli permette di ricercare la soluzione dalla distanza in modo concreto e razionale. Con questi due potrebbe alternarsi Bertini: un interprete ben strutturato, che ha fatto un buon numero di presenze in campionato, nonostante il valore di chi precede. Il trio davanti è d'indiscutibile potenza. A destra domina sovrano Russo, probabilmente il pericolo numero uno per l'Urbetevere. Con la velocità e capacità da funambolo dalla sua parte, è in grado di spezzare la difesa avversaria, scardinando le maglie con la forza. Sul lato opposto, può giocare con pari qualità sia Pica che Calvigioni. Simili sotto l'aspetto strutturale, hanno entrambi una buona attitudine al goal. Al centro, come trequartista uno degli insostituibili: Orlandi. Gran palleggiatore, supplisce a una ridotta capacità fisica con una tecnica sopraffina. In avanti? Girini può fare affidamento due due punte dalla forza esplosiva come Broso e Picchi, rapaci e freddi in area di rigore. Tutto questo senza contare la possibilità nelle mani del tecnico biancoceleste di far scendere dai Nazionali giocatori d'esperienza superiore come Guerini e Kammou, giustiziere solitario quest'ultimo nel derby di semifinale con la Roma.


Equilibrio gialloblu Più uniforme ed intuibile l'aspetto dell'Urbetevere, che si è proposta nel corso del campionato con maggior fedeltà nella veste di un 4-3-3, dai meccanismi più che assimilati dai suoi interpreti nel corso del campionato. Ripresosi da un infortunio da poche giornate di campionato, si pone come pedina fondamentale davanti alla difesa, Gaspari: giocatore misurato d'equilibrio, è il raccordo tra il pacchetto arretrato e i compagni del centrocampo vero e proprio. Davanti a lui, potremmo trovare la coppia ben miscelata già vista in semifinale: il cocktail di fisico e fantasia, di quantità e qualità, composto dal roccioso Bayslach con compiti di contenimento e dal jolly e cervello della squadra Gazzara, libero di variare dalla cabina di regia di centrocampo a l'inserimento e tiro dalla distanza, grazie al piede educato di cui è dotato. Un centrocampo che vede i suoi componenti muoversi avanti e indietro, a far da elastico. In avanti troviamo il nocciolo fondamentale, il punto di forza dell'Urbetevere, localizzato sulle corsie laterali. A sinistra il talentuoso Milani, incontestabile grimaldello nelle mani di Barba; a destra Niccolò Marras: capocannoniere per l'Urbetevere in campionato, dotato anche lui di enormi doti tecniche. Non a caso, entrambi i giocatori sono stati già presi da club di primo piano, come Fiorentina e Lazio, a garanzia di un valore ancora da esprimere e perfezionare. Al centro dell'attacco l'Urbetevere non ha mai avuto una figura fissa, un punto di riferimento, visto anche il tipo di gioco prediletto. Potremmo trovare Damiano Marras, attaccante di qualità e fratello gemello di Niccolò, che può ricoprire anche la posizione di esterno; come anche Bernardini o il velocissimo Costantini, che potrebbe però, forse essere meglio valorizzato se fatto entrare in corso d'opera, ad approfittare della stanchezza altrui.

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