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final six
27 Giugno 2017
Arcella in azione contro il Cjarlins ©De Cesaris
Una stagione entusiasmante per l’Urbetevere attesa dalla partita più importante della propria storia, perché dopo aver padroneggiato il triangolare delle Final Six, la formazione di Pasquale Barba si appresta ad affrontare il San Michele Cattolica nella finale Scudetto della categoria Giovanissimi. A poco più di 24 ore dall’inizio della sfida, è tanta l’emozione, ma i gialloblu devono crederci, ecco i sei motivi per farlo.
Partendo dalle retrovie, l’Urbetevere può contare soprattutto sul proprio reparto difensivo. I numeri parlano chiaro: nessuna rete subìta nella fase nazionale. “L’importante è non prendere gol, perché almeno uno lo facciamo sempre”, così Barba motiva i suoi difensori che nel corso della stagione sono stati in grado di affiatarsi tra di loro e creare una compattezza che ha portato i gialloblu fin qui. Il muro costituito da Bruschi e Friano mixato con le ottime qualità degli esterni bassi, impeccabili in entrambe le fasi, è sicuramente la carta vincente dell’Urbetevere, che domani sarà protagonista nell’attesissima resa dei conti.
Una squadra completa si vede anche dall’ordine e la compattezza tra i reparti, e, l’Urbetevere, fa di queste caratteristiche il proprio asso nella manica. Se gli stessi Arcella e Gazzara sono fondamentali in fase difensiva, si rivelano altrettanto decisivi anche sotto porta. Nelle ultime tre sfide dei gialloblu, infatti, sono stati proprio gli stessi centrocampisti a rivelarsi match winner. Il tutto è contornato da un ricco equilibrio dovuto dalle capacità dei registi Cuomo e Gaspari, e dei ragazzi seduti in panchina, impeccabili ogni qual volta chiamati in causa da mister Barba.
Senz’altro l’Urbetevere è una squadra formata da grandi giocatori, ma possiede sicuramente un punto di forza: Pasquale Barba. Un tecnico che non ha bisogno di presentazioni, soprattutto dopo aver ottenuto determinati risultati giocando un calcio divertente e pulito. Come per gli altri reparti, la sua mano si vede soprattutto nella zona offensiva. Un tridente al servizio della squadra per tutti i 70’: movimenti a memoria, palloni smistati e tanta velocità, per un attacco complice del mal di testa di numerose difese avversarie.
Urbetevere – San Michele Cattolica sarà Lazio contro Toscana, le due rappresentative che si affrontarono in finale del Torneo delle Regioni, proprio per quanto riguarda la categoria Giovanissimi. In quella sfortunata gara persa dalla squadra di Pesci, c’erano in campo anche Bruschi e Battistelli, che sicuramente avranno una motivazione in più per dare il massimo. Inoltre potrebbe trattarsi di una vendetta sportiva del calcio laziale nei confronti dello stesso San Michele Cattolica, che con gli Allievi è riuscito ad eliminare la Vigor Perconti.
Il gruppo 2002 gialloblu è stato abituato a giocare una quantità infinita di partite ad alta pressione, soprattutto in campionato, in cui ha affrontato scontri diretti difficili ed intensi. Questo è stato ciò che ha permesso alla squadra di Barba di forgiarsi incredibilmente sotto il punto di vista mentale. C’è la capacità di passare dallo scherzo al clima partita nel giro di pochissimo tempo, grazie al profondo legame tra il tecnico e i suoi ragazzi, consapevoli di essere forti e in grado di impegnarsi al massimo per sfruttare tutti i punti di forza. L’unione del gruppo è quella che fa la differenza e all’Urbetevere questa non manca: tutti sono utili, nessuno è indispensabile. Anche chi gioca meno è di aiuto per la squadra. Si tratta di una forza mentale che coinvolge tutti.
Dopo due anni di dominio in lungo ed in largo nei confini regionali, in cui è riuscito a consegnare alla società due titoli dalle “prime volte” (primo assoluto con i Giovannissimi Fascia B e il primo in una categoria di Fascia A, oltre a svariati trofei “minori”), il gruppo 2002 dell’Urbetevere potrebbe andare incontro alla chiusura perfetta di un’epopea sportiva stellare. Un ultimo piccolo grande passo per completare il trionfo e scrivere un altro capitolo della propria storia. L’Urbetevere deve crederci.
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