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Provinciali
25 Marzo 2020
La Spes Montesacro
Una marcia trionfale quella della Spes Montesacro, capolista a punteggio pieno del girone B del campionato provinciale. Un percorso stellare che ha dovuto fermarsi a causa dello stop alle attività sportive, in seguito all'emergenza Coronavirus. "È un momento particolare" commenta Mari, tecnico della Spes, "Inizialmente avevo sinceramente sottovalutato questo contagio, credevo fosse meno destabilizzante. Abbiamo preso atto del precipitare della situazione e da quando c'è stata la sospensione di ogni attività, ho cercato di restare in contatto con i miei ragazzi con video e telefonate. Con il preparatore atletico Porretta, poi, abbiamo stilato un programma di lavoro, da poter svolgere in autonomia o in piccoli gruppi: lavori che, con le ultime restrizioni, sono diventati logicamente più statici, di mantenimento, aggiungendo piccole sfide tecniche, di dominio palla da poter fare anche in un metro quadro". La quarantena è un'esperienza particolare, accusata da alcuni. "Sì, vedo molti dei ragazzi spossati, stanchi e un po' annoiati. Un peccato lo stop, per quanto chiaramente necessario, perché stavamo facendo un campionato incredibile, 15 partite e altrettante vittorie, miglior attacco con più di 100 gol e miglior difesa con una decina di gol subiti. Insomma, è venuta fuori un'annata estremamente soddisfacente, soprattutto per il gioco espresso, propositivo, di squadra, divertente. Davvero una bella stagione, merito del gruppo, forte e unito, dentro e fuori dal campo". Chiediamo a mister Mari quali siano i ricordi più belli, da portarsi dentro. "Mi torna subito in mente la trasferta a Rieti, il pranzo in sede e la partenza in pullman, uno scontro diretto che ci avrebbe fatto capire la reale forza della nostra squadra. La partita è stata fatta su campo naturale, difficile, contro un'ottima squadra, ma abbiamo fatto la partita perfetta, vincendo 3-0 con personalità e mentalità, frutto di una compattezza di squadra che va oltre il campo. Ma non solo questo, personalmente ho mille aneddoti, dal ritiro in cui abbiamo dovuto creare il gruppo, alle cene insieme per cementarlo: il più bello quando un avvenimento triste ha stretto la squadra intorno a chi lo stava vivendo, con attenzioni, messaggi, scherzi pure, nel tentativo di regalare un sorriso. Oppure ricordo quando ho cacciato le ragazzine dalla tribuna per limitare l'eccesso di narcisismo dei ragazzi durante l'allenamento e loro, per farmi capire che avevano compreso quanto stava accadendo, si sono, tutti, auto inflitti piegamenti e flessioni a fine allenamento. Che dire, sono ragazzi cresciuti molto, soprattutto caratterialmente, durante quest'anno. Ammetto di essere un allenatore che pretende tanto, anche fuori dal campo: voglio che si impegnino nello studio - chiedo pagelle e voti -, e che rispettino i ruoli e le autorità dentro e fuori dal campo. Ciò che si è nella vita, si vede pure in mezzo al rettangolo di gioco". Un messaggio per la squadra e non solo, in conclusione: "In un momento così difficile, che ci costringe a rinunciare alla libertà della quotidianità, dobbiamo imparare tutti ad apprezzare le piccole cose della vita e che, anche nelle difficoltà, affrontando i problemi con coraggio e pazienza, tutto andrà bene".
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