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La rubrica
06 Aprile 2020
Alessandro Manetti
Una stagione difficile, quella della CSS Tivoli, che fino allo stop del campionato l'ha vista lottare nella zona playout. Un secondo anno di agonistica, questo, che ha visto anche per i tiburtini la straordinaria interruzione in seguito all'emergenza Coronavirus. Ne abbiamo parlato con il capitano, Alessandro Manetti. "Sicuramente per un ragazzo di quindici anni che pratica sport cinque giorni su sette, rimanere chiuso dentro casa è molto difficile. Non tanto nei primi giorni di quarantena quanto più in quest'ultimo periodo dove comunque cerco nei limiti del possibile di tenermi in allenamento, aspettando ansiosamente il giorno in cui ci verrà comunicato che potremo tornare alla normalità". Alessandro, difensore centrale, ci parla della stagione: "Fino ad ora è stata caratterizzata da alti e bassi. Sicuramente abbiamo raccolto meno punti di quanto avremmo potuto, se ripenso alla nostra annata, considerando il valore della squadra, avremmo meritato qualcosa di più. I ricordi più belli? Senza dubbio le due vittorie con Aurelio in casa e Albalonga fuori casa, due scontri diretti molto importanti per noi. Soddisfazioni, queste, che ci hanno portato a credere ancor più nelle nostre potenzialità per quanto riguarda il raggiungimento del nostro obiettivo stagionale". Sulla squadra: "Il nostro punto di forza in questa stagione è stato il recupero palla e la manovra veloce per attaccare la profondità. Se penso a quello che ci è mancato, forse in parecchie partite abbiamo concretizzato meno di quanto avremmo potuto e anche dietro qualche sbavatura di troppo l'abbiamo commessa. Questo è un campionato che richiede grinta, cattiveria agonistica: non sempre siamo riusciti a metterla in campo". Alessandro Manetti ha guidato i suoi compagni, fino allo stop, da capitano: "Per me indossare la fascia al braccio oltre ad essere un onore è anche motivo di orgoglio e di grande responsabilità. Penso che mi sia stato affidato questo ruolo in quanto credo di rappresentare un punto di riferimento per tutto il gruppo. Credo che un capitano debba avere una grande personalità sia in campo che fuori, tale da caricare positivamente tutta la squadra. Penso che un buon leader sappia rappresentare nel bene e nel male la propria squadra ma soprattutto sappia farsi stimare e farsi voler bene da tutti i suoi compagni di squadra".
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