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Regine provinciali
18 Luglio 2025
Pro Calcio Cecchina
Diciannove vittorie, tre pareggi e un campionato chiuso da imbattuti: questo il ruolino di marcia straordinario della Pro Calcio Cecchina, protagonista di una stagione dominata dall’inizio alla fine. Un successo che però non nasce per caso, ma è il frutto di un percorso costruito con pazienza e programmazione, come racconta il tecnico Fabrizio Bragato: “E’ stata una stagione esaltante perché sono stati raccolti i frutti dell’anno precedente. Abbiamo letteralmente dominato il campionato esprimendo un gioco qualitativo e dominante sull’avversario. Insomma, abbiamo vinto con 18 punti di vantaggio sulla seconda e diciamo che al girone d’andata era già chiuso. Ma questo grazie al lavoro fatto l’anno precedente, perché il gruppo era appena uscito dalla scuola calcio e questa cosa mi ha consentito di dare loro mentalità, personalità e soprattutto di paragonare il calcio alla vita. Trasmettere una mentalità vincente, la dedizione al sacrificio, la serietà, l’impegno, il rispetto. Sono tutte cose che io cerco di insegnargli nel calcio e poi portarsele fuori nella vita, visto che è diventato complicato anche fuori. C’è competizione su tutto. E quindi è stata una stagione esaltante chiusa con la vittoria del torneo di Velletri”. Un percorso sempre solido e senza esitazioni, che già a metà stagione aveva chiaramente indicato quale sarebbe stato il destino della squadra: “Nel girone d’andata si è capito da subito. L’anno scorso è stato più sofferto. Però lo scorso anno abbiamo fatto tutte vittorie nonostante la squadra fosse stata messa su in quattro e quattr’otto. Quest’anno abbiamo cominciato a dare i giocatori anche agli allievi, che infatti sono arrivati terzi grazie all’apporto dei 2010. Quindi qualche partita siamo andati senza i titolari e abbiamo comunque fatto due pareggi e tutte vittorie. Non è stata mai in discussione”. Il successo nasce anche dal mettere al centro il lato umano, elemento fondamentale per il tecnico: “Anche dal punto di vista umano ho sempre cercato di trasmettere dei valori ai ragazzi, chiedendo loro molto sacrificio durante l’allenamento ma una volta finito ho fatto un po’ da fratello maggiore nei loro confronti per poter farli parlare vista l’età molto delicata. Si passa dall’età dell’infanzia all’adolescenza dov’è fondamentale fargli sentire un’ulteriore presenza dove loro si possono appoggiare, oltre a quella familiare”.
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