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Le Roi Francesco Oddi: quella porta, il suo Arc de Triomphe
A un mese dal gol nel derby contro la Roma il difensore giallazzurro ha realizzato, nella stessa rete e sempre di testa, il 3-2 al Cosenza. Il tuffo sotto la curva da Museo Louvre
Ci sono storie bellissime che iniziano dalla porta di servizio, quasi per caso. Grazie a chi, a un certo punto, ti nota e scommette su di te. Quella di Francesco Oddi passa dalla porta sinistra della "Città dello Sport", l' "Arancia Meccanica" del Frosinone di testa è una kryptonite per gli avversari. Capitolo primo il derby con la Roma il 20 ottobre, cabeza e gol. Capitolo secondo il match-thrilling e infinito contro il Cosenza. Cerebro, coracao e gol. Francesco piomba come un falco dolomitico sul pallone e nella fusione di testa, perspicacia e cuore fa trionfare il terzo. L'esultanza in scivolata sotto la pioggia, il tuffo sul tappeto verde teatro delle sue giocate, l'abbraccio con i compagni e mister Lorenzo Carinci, da Museo Louvre. Oddi è l'uomo di una squadra, consapevole che i gol e il coraggio vanno dosati e dispensati quando servono, perché la costanza conta più dell'abbondanza per arrivare al traguardo. La ferocia di voler dare tutto per il team ciociaro gliela leggi negli occhi osservandolo e studiando i movimenti da vicino in tribuna alla fine della sfida: prevalere sul nemico di turno - sportivamente parlando - e salire a bordo del treno della vittoria, dove i posti a sedere non sono molti.
The Iceman, l'exploit di FO5
Il calcio è così, meraviglioso nella sua costituzione. Ti convince di una verità, poi la straccia e te ne propone un'altra. Pirandello allo stato puro. La verità emersa da domenica ha evidenziato il feeling di Francesco con le situazioni difficili e le partite di livello in cui mettersi alla prova. Al di là di ogni insensato fondamentalismo, la certezza è che FO5 quando il clima si surriscalda nelle vene sente scorrere sangue freddo, glaciale. Difende, imposta, carica, incita la ciurma giallazzurra a stare connessa sulla piattaforma della partita. È lo specchio prismatico collocato al centro di ogni singola azione: fosforo, spremute di intelligenza tattica e lettura delle situazioni sui piazzati e gli angoli. Carinci non è tipo da accontentarsi. Francesco neanche. E l'ha dimostrato ancora e lo farà da qui in avanti. Quando si parla di lui contano più le emozioni delle statistiche. Le Roi, il Re, il monarca dell'area di rigore, il King - dallo slang dei suoi rapper preferiti - negli stacchi aerei che hanno la forza di un manifesto ideologico. Si è impossessato del "Never give up", mai mollare come Momo Salah nella semifinale Champions tra Liverpool-Barcellona. All'ultimo afflato ha steso la resistenza cosentina e il padre, Carlo, insieme a tutti i suoi tifosi non aspetta altro che godersi i titoli di coda con i popcorn tra le mani. La storia di Francesco ha altre porte da aprire.