l'intervista
Rocchi tra panchina, ricordi e un messaggio ai giovani
L'ex calciatore e attuale tecnico dell'Under 15 della Lazio è stato intervistato sui canali social della FIGC: “Le difficoltà che ho avuto mi hanno permesso di arrivare dove sono ora”
Tommaso Rocchi si racconta. L'ex attaccante della Lazio, e attuale tecnico dell'Under 15 biancocelste, ha rilasciato un'intervista sui canali social della FIGC nella rubrica #Backstage (clicca QUI per l'intervista completa). Un lungo viaggio che ha ripercorso la carriera dell'attaccante, sin dalle giovanili, per poi arrivare ai suoi ricordi più belli con la maglia della Lazio. Uno spunto interessante arriva dal passaggio in cui il tecnico ricorda i suoi anni nelle giovanili quando lasciò il Venezia, e dunque casa, per andare alla Juventus: “Per me è stato difficile, ricordo che per il primo anno, anno e mezzo, ogni volta che tornavo a casa non volevo più ripartire. Un'infanzia diversa, la mia vita era andare a scuola, allenarmi e tornare al convitto ma la crescita che ho avuto in quel periodo è stata importante perchè mi ha permesso di maturare di più e di avere le capacità di saper soffrire nelle difficoltà. Quel periodo di crescita e difficoltà mi ha portato ad avere quella convinzione necessaria per arrivare ad essere un giocatore”. Rocchi parla anche di com'è allenare i più piccoli: “L'età che sto facendo adesso, l'Under 15, è una delle categorie più impegnative. C'è un passaggio forte all'adolescenza, nella testa dei ragazzi ci sono tanti cambiamenti e quindi devi essere attento anche sotto l'aspetto psicologico, capire i loro sguardi, gli atteggiamenti. Non è facile però penso che sia importante allenare in una simile categoria, sia per la crescita dei ragazzi che per quella dello stesso allenatore. Iniziare la carriera di allenatore con i giovani ti permette di prepararti un bagaglio importante per poi magari allenare i più grandi”. Tra le altre dichiarazioni spicca infine quella relativa ad uno dei momenti più delicati della carriera di ogni giovane: il salto dal settore giovanile ad una prima squadra. “C'è una grande differenza tra settore giovanile e prima squadra. Non è stato facile ma anche quello è stato un passaggio che mi ha permesso di crescere. Nella mia carriera ho quasi sempre preferito andare magari in squadre di categorie inferiori ma che credessero in me e che mi dessero la possibilità di esprimermi”.