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Lazio, uno sguardo al futuro. Il 2023 sarà l'anno di Fabio Polinari?
Arrivare in un contesto del tutto nuovo, in cui l’asticella si alza in maniera incredibile, richiedendoti un rendimento sempre più alto, senza mai fermarsi. Passare dal mondo dilettantistico a quello dei professionisti è cosa difficile per tutti, ma capendo sin da subito gli aspetti su cui lavorare e rimanendo se stessi il cammino appare meno tortuoso e lo splendido panorama alla fine del percorso già si comincia ad intravedere. L’impatto di Fabio Polinari nel mondo dei nazionali è stato probabilmente il più sorprendente e soddisfacente dell’intera ragione. Voluto fortemente dal direttore Mauro Bianchessi, l’attaccante si è accasato alla Lazio in estate, forte dei 53 timbri messi a segno nella stagione 2021/2022. Un biglietto da visita niente male per uno che di mestiere fa il centravanti- e come lo fa, verrebbe da dire-, decisivo e trascinatore nell’annata precedente. Con la maglia del Circolo Canottieri, il classe 2008 venne chiamato spesso da sotto età in Under 15, per cercare di migliorare l’andamento dei capitolini. Il suo avvento, insieme alla crescita di diversi elementi in squadra, portò la truppa romana a risalire in classifica, fino a guadagnarsi il playout tra le mura amiche contro la Totti Soccer School, poi perso (0-1) però nella sfida ai biancorossi. Un risultato che non ha intaccato la crescita del giocatore, finito addirittura tra le convocazioni di Gianfranco Pesci, tecnico della Rappresentativa U15, da sotto età. Un traguardo importante, solo il primo però di una lunga scalinata. In biancoceleste invece la punta è stata devastante, risultando il punto di riferimento del reparto offensiva, creando per sé ed in direzione dei compagni. Dotato di una struttura fisica imponente per la sua età, il goleador delle Aquile spesso è in grado di fare la differenza sui suoi avversari, con spunti impressionanti, completati al meglio anche da qualità tecniche. Al di fuori della chiara incisività sotto porta, cinque le reti fino ad ora e tutte importanti, è bravo spesso nel fare la sponda, capendo in anticipo i movimenti in profondità al fine di valorizzare gli splendidi suggerimenti dei vari Lo Monaco, Reita, Saitta e compagnia varia. Sarà per l’esplosività, o per quella lunga chioma in testa, ma ad oggi è senza dubbio un autentico Matador. E qui alla Lazio, all’inizio degli anni 2000, un numero nove cileno aveva abituato bene tutti in maglia biancoceleste: Marcelo Salas.