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Focus
20 Novembre 2023
(Foto © Torrisi)
Quel comandante ed i suoi marinai...
La stracittadina è stato il palcoscenico perfetto di tutto ciò, dando possibilità a D’Isanto e compagni di brillare, indipendentemente da ogni cosa, dominando i punti d’incontro, vincendo i duelli individuali, imponendosi alla lunga con una gran vittoria. Ogni nave però ha bisogno del suo capitano, quello che prima di tutti capisca quanto è lontano il porto di arrivo, soprattutto per preparare i suoi marinai lungo il viaggio, cercando di inculcargli le basi giuste per crescere, migliorare, sbocciando come fiori in primavera. Lavorare su due anni è sempre una cosa fondamentale per un gruppo, soprattutto quando il talento c’è, ma bisogna solo trovare la chiave del forziere per farlo esplodere. La gestione inappuntabile di mister Tobia Assumma sta sgrezzando appieno il diamante biancoceleste, che dopo le prime apparizioni della passata stagione, è in piena fase di completamento, abbagliando pian piano ogni tratto lungo il suo cammino. Lavorando, capendo come trattare una materia prima dalla pasta della squadra matura, come stiamo vedendo ogni domenica. Dalle accelerazioni di un Ferrante sempre più tra i leader della squadra, silenzioso magari a parole ma che si sente ovunque grazie ad accelerazioni e break palla al piede. Passando per la fame di un Clarizia in formato bomber autentico d’area di rigore, ben aiutato anche dalle folate improvvise e debordanti di un Dimaggio incontenibile là a destra, saltando tutti gli avversari fino a servire l’assist del vantaggio a Martelucci. Eh sì, proprio il dieci che guida sotto tutti i piani la Lazio, accendendo la luce nei momenti di difficoltà, e dimostrando un livello veramente alto per un fantasista della sua categoria, nella speranza che la nazionale non si scordi troppo presto anche di lui.
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Riflettori puntati sul diez dei biancocelesti, tra i più talentuosi a disposizione di mister Tobia Assumma
La spina dorsale poi è sempre cruciale, quella rappresentata alla perfezione dalla coppia d’assi Cappuccini-Morelli in mezzo alle linee. Il primo generando l’intero flusso biancoceleste, come un direttore d’orchestra ad incantare la platea; il secondo divorandosi il campo in fase d’interdizione, e accendendo il motore per sgasare verso l’area avversaria. Senza scordarsi di un Iovane pulito, preciso e decisivo con la sua zampata, al pari del muro Berni Canani, forse il profilo che più ha impressionato per crescita rispetto ad un anno fa. Una serie di ingredienti in grado di dar vita ad un piatto squisito, che la Roma ha dovuto mandare giù come un boccone amaro, accettando un verdetto più che meritato. Perché decisioni arbitrali discutibili a parte – e ce ne sono state – la partita ha parlato sempre biancoceleste, nella bellezza delle giocate, in quello che abbiamo visto, in quello che continueremo a vedere. La strada è ancora chilometrica, ma la performance di ieri è forse il primo passo verso un qualcosa di meraviglioso.
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