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Anzio, Ciancarelli: "Risultato giusto, Savio più forte"

Il tecnico portodanzese parla al termine della gara d'esordio, che ha visto la sua squadra perdere contro quella di Mosciatti

17 Ottobre 2016

Anzio (foto Facebook ©Anzio Calcio 1924)

Anzio (foto Facebook ©Anzio Calcio 1924)

Ciancarelli, tecnico dell’Anzio, ha analizzato la gara dei suoi ragazzi al termine della partita persa 4-0 contro il Savio in trasferta. Di seguito le dichiarazioni del mister:


Anzio (foto Facebook ©Anzio Calcio 1924)

Come interpreta la partita?

“Il risultato è la verità di quello che si è visto in campo, cioè una squadra molto più veloce e aggressiva. Sono molto più bravi tecnicamente e a questi livelli è quello che fa la differenza. Noi non siamo venuti qua per regalare la partita. Conoscendo il valore e la tradizione degli avversari, avrei potuto schierare una formazione diversa. Ma la realtà è che noi dobbiamo cercare di costruire, guardando se gli altri sono più bravi e migliorando i nostri difetti. Sappiamo di averne e dobbiamo lavorare. Siamo venuti in casa del Savio per giocarcela a testa alta, poiché non abbiamo niente da perdere dal punto di vista della credibilità. Inoltre bisogna credere nel percorso, rivolto più alla tecnica individuale che al collettivo. È quello che spiegavo ai miei ragazzi: anche il movimento individuale che fanno è legato alla percezione nella gestione del gesto. Noi ci giriamo tre secondi più tardi rispetto a loro, che fermano la palla prima e la giocano più velocemente”.


Come vi approcciate adesso alla prossima partita?

“Guardiamo alla partita con l’Aprilia cercando di gestire l’infermeria. Contro il Savio il difensore di sinistra si è fatto male subito, quindi speriamo di recuperare quello rimasto a casa, poi ho visto un po’ pesanti i ragazzi soprattutto i centrocampisti. Questo è un problema da vedere con il preparatore, perché aldilà dei primi venti minuti, è mancata la velocità. Con i ragazzi parlo sempre del giocatore pensante: non abbiamo il pensiero che gestisce il corpo e quindi è tutto più rallentato. Questa è la fotografia della partita, prendiamone atto e andiamo avanti”.


Come sarà il vostro percorso?

“In salita. Non siamo partiti con aspirazioni da primo posto. La nostra è una squadra che deve lottare per cercare di capire qual è la sua identità. Ci dobbiamo salvare, questo è l’obiettivo della società. E il mio lavoro è di creare consapevolezza dei mezzi senza accontentarci”.


Forse contro il Savio, la squadra ha subito il cambio nel primo tempo?

“La verità è che guardando le dinamiche, forse è stato il secondo gol a tagliarci le gambe. È un errore legato dal fatto che schierando il 3-5-2: su una palla inattiva da sinistra l’esterno alto di sinistra si è fermato in mezzo al campo. In realtà è una diagonale che è stata preparata tanto durante gli allenamenti e molto probabilmente non a sufficienza. Perchè c’è questo senso di distrazione, e un giocatore pensante se ha una punizione contro, perché si ferma quasi all’altezza del centrocampo con la propria squadra che va in difesa? Infatti, ha segnato il giocatore che era libero, perché è scivolata la difesa verso destra e non avevamo l’esterno di sinistra per coprire. Non mi nascondo ma dall’altra parte c’è un certo blasone, poiché sono anni che lavorano sul settore giovanile, mentre noi stiamo cercando di lavorare bene e di costruire quello che possiamo fare di buono, partendo dai difetti che abbiamo. Poi le partite le giochiamo con tutti ed è questo il messaggio che cerco di trasmettere ai ragazzi: affrontiamo gli altri con dignità e se sono più bravi ne prendiamo atto. Inoltre nel secondo tempo siamo calati, vedremo perciò se si tratta di un problema di preparazione”.


Questa è comunque la prima gara della stagione.

“Forse il sorteggio poteva essere più benevolo, però nel calcio non devono esserci alibi. Dobbiamo lavorare sui nostri progetti. Questa non sarà né la prima né l’ultima che perderemo, però su determinate difficoltà dobbiamo creare le fondamenta. Siamo partiti alla ricerca della nostra dimensione, visto che siamo una squadra che si deve salvare. Poi credo che sia un girone diviso in due, dove ci sono 5-6 squadre che faranno una corsa a parte e le altre che dovranno lottare. Però adesso non è tutto nero, per tanti ragazzi è il primo anno: spesso quando parli con loro ti dicono 'noi eravamo abituati a giocare con la palla lunga', ma ormai questo non si fa più. Si gioca palla a terra, si fanno movimenti con e senza il pallone. È cambiato tutto nel gioco del calcio da vent’anni. Il nostro confine è capire se l’allenatore deve cercare di esaltare le posizioni, insegnando come con i robot per un anno di seguito un modulo e poi tra un anno e mezzo questi ragazzi smetteranno di giocare perché non hanno più le qualità tecniche. Quindi curiamo bene la tecnica e vediamo quanto ci potrà portare in alto”.


Su cosa bisogna lavorare?

“Il confine è quando ti arrivano giocatori formati, e allora ti puoi permettere di fare schemi e moduli, se invece ne arrivano da formare perché il loro regresso non è sufficiente, devi perdere una-due sedute delle tre che hai a settimana sulla tecnica. La società ha recepito questo discorso, perché ne abbiamo parlato e visto che il contesto è di lavorare sulla formazione dei ragazzi. Preferisco prendere la posizione dei più deboli, e far sì che si possano confrontare con gli altri. Ci vuole tempo, però l’ho sempre fatto. Dipende anche dai giocatori, perché non sono il più bravo del mondo, ma metto tanta passione, dialogo tanto e cerco di fargli capire che gli errori devono essere costruttivi. S’impara sono sbagliando. Contro il Savio siamo venuti non per difenderci, ma per giocare e capire quanto potesse essere difficile contro chi è più bravo di noi. Alla fine stiamo lavorando da un mesetto sul 3-5-2”.

“La nota positiva è il nostro portiere che ha fatto tante belle parate”. Spiega il mister dell’Anzio, che conclude parlando della panchina rimaneggiata per la gara contro il Savio: “La sostituzione ci può stare, è vero però che perdendo un mancino a sinistra, per una contusione, non avevo il cambio, e guardandomi dietro eravamo in tre. Tenendo presente che uno fa la punta, l’altro è un esterno di fascia, non avevo altre soluzioni e difensori puri in panchina non ce n’erano. Ho fatto entrare Colamarco ma è un centrale e a sinistra non sa giocare, quindi quando perdi un naturale a sinistra ti devi inventare un destro che stia in un'altra posizione e rallenti tutto”.

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