l'intervista
Vincenzo Castelli "Lo sport fa bene, ma serve sicurezza"
Il presidente della Onlus Giorgio Castelli presenta l'imminente torneo e l'intento da portare avanti
Tutto pronto per il Memorial Giorgio Castelli. Un appuntamento che vuole fare del calcio un trampolino verso uno sport più sicuro. Missione tutt’altro che semplice ma a cui si sta dedicando con successo la Onlus Giorgio Castelli, motore silenzioso della kermesse e a cui abbiamo voluto dare voce attraverso le parole di Vincenzo Castelli, papà di Giorgio e presidente della onlus.
La prima domanda non può che essere quella sul motivo per il quale nasce la Onlus Giorgio Castelli. Perché avete scelto di intraprendere una strada tanto difficile?
“La reazione a lutti così grandi come può essere la morte di un figlio è variegata. La nostra famiglia ha deciso che il modo migliore per ricordare Giorgio, e tenerlo accanto a noi, fosse quello di creare una fondazione che mirasse ad evitare che altre famiglie subissero quella stessa tragedia che ha colpito noi. Lo abbiamo fatto come una famiglia unita, io, mia moglie e i due fratelli di Giorgio. Assieme ad alcuni amici che ci sono stati vicino e ci hanno permesso di affrontare questo percorso pieno di difficoltà e momenti dolorosi”.
Un percorso che vi sta portando lontano...
“Siamo riusciti ad andare avanti nonostante le tante difficoltà e fare un percorso virtuoso che è servito a tante persone. La nostra missione è far sì che le attività sportive diventino più sicure di quanto non siano ora. La collaborazione forte con la FIGC ci ha aiutato a far entrare questo concetto, abbiamo iniziato a fare i corsi di rianimazione con il 118 a titolo gratuito tra la diffidenza generale, nessuno capiva bene e poi piano piano siamo riusciti a lavorare anche sulla divulgazione. Ad oggi abbiamo formato più di 12 mila persone, tutte gratuitamente”.
Un lavoro incredibile.
“Essere medico ha giocato un ruolo positivo, raccogliere dati e divulgarli nel mondo scientifico ci ha permesso di avere maggiore attenzione. Un lavoro partito dall’ambito sportivo ma che va a finire dentro qualsiasi situazione in ambito quotidiano. Basti pensare al fatto che apparecchi da noi donati sono al Colosseo, all’Università di Tor Vergata, nelle scuole o negli oratori”.
Passi avanti importanti.
“Sicuramente ma troviamo ancora delle difficoltà nel nostro lavoro di diffusione”.
Quali?
“Ad oggi non c’è ancora l’obbligo istituzionale ad avere un defibrillatore, ci troviamo ancora a dover convincere qualcuno che avere un defibrillatore e soprattutto avere delle persone addestrate ad usarlo è motivo di crescita sociale e collettiva. L’ultimo esempio è arrivato durante la Domenica delle Palme quando, al Colosseo, un turista americano è stato salvato proprio grazie ad un nostro defibrillatore da un custode che noi abbiamo formato”.
Inutile dire che vittorie come questa sono le più belle.
“Ci sono tante altre situazioni che noi abbiamo portato avanti. Per esempio a Marzo abbiamo collaborato con la Roma tenendo un corso BLSD a tutto lo staff sanitario per la prima squadra, il settore giovanile, e anche la scuola calcio”.
A Luglio dello scorso anno è arrivato quello che per voi è stato un altro grande successo.
“E’ entrata in vigore la “legge Balduzzi” che obbliga la presenza del defibrillatore e di un operatore formato. Galleggiava da anni in una sorta di limbo, per noi l’approvazione è una mezza vittoria”.
Perchè solo mezza?
“Il bicchiere è mezzo pieno perchè è stata approvata, mezzo vuoto perchè l’obbligo non sussiste per gli allenamenti. E’ una sciocchezza perchè nei numeri la differenza tra chi muore in gara e chi in allenamento è minima. La maggior parte delle morti in corso di attività sportiva sono per l’85% a carico di amatori, poi ci sono i tesserati (per lo più dilettanti) e pochissimi professionisti che sono iper controllati. Ecco perchè la prossima battaglia sarà quella che ci sia sempre un defibrillatore negli impianti sportivi e chi sappia usarlo”.
Valori a cui si ispira il Memorial Giorgio Castelli.
“Ovviamente sarà un torneo che avrà anche una valenza sportiva ma è chiaro che premierà anche tutti quei valori di cui abbiamo appena parlato. Ad ogni squadra offriremo due posti nei nostri corsi che riprenderanno a Settembre. Tutto questo per promuovere l’utilizzo del defibrillatore e la formazione di chi poi dovrà usarlo. Lo sport fa bene ma deve essere fatto in maniera sicura”.