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L'intervista

Urbetevere, il ritorno di Onorati: "Facciamo gruppo"

Il tecnico di Civitavecchia è pronto per la nuova grande avventura: dovrà costruire un team e dargli una sua identità

09 Settembre 2019

Simone Onorati

Simone Onorati

Simone Onorati

Simone Onorati è tornato. Il giovane tecnico, dopo un anno da fermo per questioni di tesseramento, è tornato sulla panchina gialloblù. Quella della sua Urbetevere, quella da cui in una calda estate del 2017 si è alzato di botto in piedi per correre ed esultare insieme ai ragazzi dei quell'annata magica, quella del titolo regionale. Simone Onorati è tornato, ma non per campare di rendita, anzi: la sfida che gli si presenta è grande, ricca di insidie e, forse, anche per questo entusiasmante. Al giovane ma preparato tecnico di Civitavecchia è stato affidato il gruppo dei 2004, completamente rifondato. Pochissimi fra i campioni d'Italia dello scorso anno sono rimasti a via della Pisana, per merito loro e della stessa Urbetevere che ne ha saputo valorizzare le doti. Sono arrivati tantissimi nuovi e va da sé che la prima cosa da fare è il gruppo. Ricordando, ma adattandola al nostro contesto una grande frase di Garibaldi, potremmo dire che prima di fare la vittoria, o anche e solo il progetto di vittoria, bisogna fare l'Urbetevere. Gambe in spalla dunque, e maniche su, che si inizia a lavorare. Lo stesso presidente gialloblù, Claudio Cicchetti lo ha detto: il prossimo anno ci si vuole divertire con questa squadra. E allora via, che cominci questa stagione negli sperimentali. “Se mi è mancato il campo? Non subito. Ho potuto godermi i weekend liberi e trascorrere del tempo insieme alla mia ragazza che da quando ci siamo conosciuti mi ha preso e accettato senza i weekend...” Inizia così, con un sorriso e in allegria la chiacchierata con Simone Onorati. Un allenatore di cui la giovane età non rappresenta un limite, grazie alla lucidità con cui è proprio lui stesso a riconoscere che la strada da percorrere è ancora lunga. “Ho sempre ritenuto la mia età croce e delizia allo stesso tempo. Ho ventinove anni, ma non sono comunque un novellino. Questo perché ho da subito avuto fame e voglia e tuttora dedico la maggior parte del mio tempo a questo sport. So anche però di avere ancora tanto da imparare e questo mi rende una persona attenta e curiosa.” Sul gioco: “Mi piace il calcio propositivo, verticale. Cerco sempre di creare le giuste condizioni per consentire ai miei ragazzi di esprimere se stessi e le proprie qualità, con carattere e personalità.” Simone Onorati ben conosce il campionato Under 16, avendo alzato quella magnifica coppa. “Si tratta di un torneo ricco di insidie. Lo dividerei in due parti, perché nel girone di andata i ragazzi sono ancora proiettati alle annate precedenti: è dopo il giro di boa che si vede chi è cresciuto, chi è maturato. Questo è un campionato in cui le disomogeneità tra i singoli e le squadre si accorciano notevolmente ed è proprio tutta una serie di componenti che fanno parte dell'aspetto dell'uomo, prima che del calciatore, a decidere l'esito di una partita. Io dico sempre che, spesso, è possibile vedere una partita di Giovanissimi che finisce come è iniziata. Nelle partite degli Allievi invece tutto può cambiare da un momento all'altro, proprio per questi nuovi fattori determinanti che entrano in gioco.” Sul suo gruppo. “Eredito l'annata dei campioni di Italia, ma gli interpreti sono praticamente tutti diversi. 19 elementi nuovi, forti, molto interessanti ma che vogliono dire lavoro, tanto lavoro. La nostra priorità ora è formare una squadra ma posso dire che di segnali positivi in questo senso ne ho già ricevuti. Siamo tornati da un ritiro di una settimana a Cascia che si è rivelato essere il migliore per me in dieci anni da allenatore.” E se non è questo un buon presupposto...

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