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La rubrica
30 Marzo 2020
La puntata di questa settimana di "La Voce del capitano" non è come le altre. Perché stavolta abbiamo conosciuto un capitano vero, come tutti gli altri già incontrati, che, però, ha avuto la sfortuna di infortunarsi praticamente subito in questa stagione. Parliamo di Federico Sablone, leader della Lodigiani. Una sventura, quella capitatagli, che dopo appena tre partite e mezza l'ha costretto a fermarsi ai box. Ciononostante, lui ha sempre seguito i suoi compagni di squadra, sostenendoli e tifandoli partita dopo partita. Centrocampista forte e con il fiuto per il goal (tre goal in quelle tre partite) si può dire certamente che la sua assenza abbia pesato, per la sua squadra in questa stagione, che l'ha visto riassaporare il campo nel girone di ritorno per una manciata di minuti, prima che arrivasse lo stop per tutti. "Attualmente ho recuperato quasi completamente" ci racconta Federico, "purtroppo un infortunio durante l'allenamento prima di una gara di inizio campionato mi ha costretto a ricominciare la riabilitazione. L'annata era iniziata molto bene, come del resto si era conclusa la stagione precedente, dove personalmente avevo fatto un ottimo campionato con ben dieci gol da mediano. Che dire, mi è sempre piaciuto segnarli..."Questo è il secondo anno per Federico alla Lodigiani. "Sì, qui ho trovato subito un ambiente molto accogliente e tranquillo, quasi familiare direi. Per quanto riguarda l'attaccamento devo dire che anche il fatto di essere stato scelto come capitano, mi ha reso ancora più partecipe all'interno delle dinamiche di spogliatoio e ancor più affezionato alla società, al mister e ai miei compagni". Chiaramente le emozioni provate dal leader della Lodigiani sono difficili da esprimere, ricordando la lontananza dal campo. "È stata dura non poter giocare, molto molto dura. Non poter dare una mano hai miei compagni a cui penso sia mancata quest'anno solamente la costanza mentale, la determinazione, la convinzione dei propri mezzi. Di certo il dover cambiare spesso modulo e formazione per il susseguirsi di infortuni e assenze, non ha reso le cose facili, e sfido chiunque a doversi adattare ogni partita ai nuovi assetti e schemi che il mister era costretto ogni volta a mettere in campo". Ma la Lodigiani ha fatto vedere anche tante cose belle in questa annata: "Un punto di forza è stato indubbiamente il gruppo. La società ha messo insieme una squadra di ragazzi veramente competitiva, che vede in alcuni di essi il top della categoria. Oltre tutto potersi allenare in un centro dove hai la possibilità importante di variare campi di allenamento (erba vera e sintetico) in un contesto unico come quello della Lodigiani fa sicuramente la differenza". Sul delicato momento presente: "Calcisticamente parlando la drammatica situazione attuale mi fa egoisticamente sperare che questa lunga sosta mi possa dare forse modo di effettuare la parte finale del campionato, nel caso in cui si tornasse a giocare. Come vivo la quarantena? Oltre agli impegni scolastici giornalieri, sto facendo tutti i pomeriggi degli esercizi di rinforzo, seguito (anche in video chiamata) da un fisioterapista che mi segue da tempo". Sull'essere capitano: "Essere capitano è innanzitutto un orgoglio e un impegno. Sono molto fiero di esserlo. È uno stimolo per me ed è quello che cerco di trasmettere ai miei compagni, dando l'esempio, incoraggiando, stimolando a migliorare, ad impegnarsi e a dare il massimo, sempre. Il mister mi ha voluto premiare con la fascia per un giusto gesto di altruismo che mi ha visto fare nei confronti di un compagno, in una partita degli ottavi del Beppe Viola. Ma in fondo io sono questo".
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