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La rubrica

La Voce del capitano, Verde e il suo Campus Eur

Questa settimana abbiamo conosciuto il leader del team bianconero: fino allo stop è stata una stagione altalenante, ma la voglia di vincere non è mai mancata a questo gruppo

05 Aprile 2020

Enrico Verde in azione

Enrico Verde in azione

Enrico Verde in azione

Eclettico terzino sinistro classe 2004, ma all'occorrenza anche mediano, Enrico Verde è il leader del Campus Eur e nuovo protagonista della nostra rubrica “La Voce del capitano”. “In un primo momento ero abbastanza tranquillo”, ci racconta Enrico in riferimento alla quarantena che stiamo vivendo, “perché non avrei mai detto che potesse durare così tanto. Dentro di me adesso non mi sento preoccupato dalla situazione ma è normale che mi sento un po' scosso dato che abbiamo cambiato molto le nostre abitudini. Ogni giorno però mi alleno con qualche esercizio che ci ha dato il nostro preparatore atletico, che ringrazio perché è veramente una persona che si mette a disposizione in ogni momento della squadra anche in un periodo come questo, in cui è fondamentale che non si perda il ritmo”. Guardandosi alle spalle Enrico vede una stagione altalenante. “Sì, è stato un campionato di alti e bassi. Vincevamo e la settimana dopo facevamo un passo falso. Non siamo stati continui come volevamo. La partita più bella? Sicuramente quella che ha portato maggiore soddisfazione alla squadra è stata la vittoria con l'Urbetevere che non ho giocato a causa di un infortunio. Venivamo da una sconfitta col Trastevere per 7 a 1 e da un pareggio in casa con grifone Monteverde. Era un momento particolare della nostra stagione perché avevamo gli animi a pezzi e il giorno prima della partita contro l'Urbe eravamo convinti di andare li a perdere. Invece abbiamo fatto una delle più belle partite del campionato e vi lascio immaginare i festeggiamenti che abbiamo fatto dentro lo spogliatoio... un aneddoto speciale? Lo ricordo prima della partita contro la Spes artiglio, dove ho preso la parola nello spogliatoio per fare un discorso alla squadra. In quella settimana sembrava non ci fosse più un gruppo unito, perché erano successe diverse cose e molti non volevano quasi giocarla quella partita. Ho deciso quindi di parlare alla squadra e dopo quel discorso che ho fatto ho ricevuto una risposta importante e la squadra è scesa in campo più convinta. Quella partita poi l'abbiamo vinta e questa è stata una soddisfazione personale perché avevo dimostrato l'atteggiamento di vero capitano che non sempre sono riuscito ad avere”. Un percorso altalenante compiuto però da un team pieno di voglia. “Una voglia di vincere pazzesca. Quando non vincevamo andavo da qualche mio compagno a chiederli come stava e mi ricordo che qualcuno mi disse di non essere contento perché il sabato avevamo perso. Un aspetto negativo è che spesso ci sono state incomprensioni e malumori per alcune scelte, cose che possono capitare anche nel professionismo, che forse potevamo evitare, per rendere tutti insieme come squadra di più”. Guardando se stesso, alle proprie qualità e alla propria qualifica di leader, Enrico si vede così: “Il mio punto di forza, secondo me, è la posizione. Ho un forte senso della posizione e molte volte riesco a leggere in anticipo le giocate degli avversari. Essere capitano? Portare la fascia al braccio non vuol dire essere il più forte ma avere la fiducia dal mister, dai compagni e dalla società. Un vero capitano deve saper guidare la squadra in campo e fuori. Secondo me è molto importante il supporto che dà questa figura fuori dal rettangolo di gioco perché se si crea una ambiente sereno fuori - mi riferisco al formare e mantenere un gruppo unito - si ottengono molte soddisfazioni dentro, in partita. Sono stato scelto capitano del Campus Eur lo scorso anno dal mister Leonardo Tubuzzi, che ha visto in me una mentalità da vero condottiero al di là delle qualità calcistiche che posso avere: per me è un orgoglio esserlo”.

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