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Editoriale

La provocazione dell'arbitro è l'ultimo segnale di un calcio in decadenza

I fatti avvenuti nell'ultimo weekend ci fanno riflettere su che direzione sta prendendo questo sport se chi rappresenta l'autorità non riesce a non oltrepassare il limite del rispetto

14 Ottobre 2025

La provocazione dell'arbitro è l'ultimo segnale di un calcio in decadenza

Il confine tra personalità e arroganza è molto sottile e sbarcare nella seconda cercando di mostrare la prima è più facile di quel che si pensi.

La classe arbitrale è sempre stata accusata di mancanza di carattere in campo che sfocia poi in quella che appare come presunzione nel proteggere a tutti i costi le proprie scelte, anche quando sono sbagliate. Le verità, che sappiamo tutti, sono che il ruolo dell’arbitro è veramente molto delicato e impone di prendere delle decisioni che per forza di cose dividono, anche perché, seppur uniti nel corpo unico dell’AIA, ogni arbitro ha il suo metro e prende le proprie decisioni secondo quello che percepisce in campo. Ci sono degli episodi però in cui è possibile dire "ha oggettivamente sbagliato" e posso altrettanto affermare, che la scena a cui ho assistito durante una sfida di Under 16 non sia accettabile in un’ottica di miglioramento del calcio italiano che debba partire sin dai campi dilettantistici.

Tutto comincia dal discutibile arbitraggio del match, con cartellini gialli sventolati (ben 8 nei confronti dei padroni di casa, oltre ai 2 per gli ospiti) prevalentemente per banali proteste: la scelta della sanzione piuttosto che del dialogo, un rifiuto al confronto che è giusto in determinati casi, ma che va ben dosato per evitare di perdere il controllo del match. Cosa che effettivamente succede al 62’ quando viene espulso il capitano di una delle due squadre, un evento che trasforma improvvisamente la partita in una scalata per il direttore di gara. Che la gestione della sfida abbia condizionato in negativo la stessa è stata una cosa evidente dagli spalti, ma ammesso e non concesso che da dentro il rettangolo di gioco l’arbitro abbia avuto una percezione diversa, resta comunque inaccettabile il gesto provocatorio verso la tribuna, a maggior ragione considerando che arriva da colui che in quel momento rappresenta l’autorità. Se anche gli arbitri iniziano a vacillare oltrepassando il limite del rispetto per gli altri e per le regole che loro stessi dovrebbero far rispettare, si rischia di intraprendere una strada senza ritorno verso la fine di questo magnifico sport. In un momento storico in cui l’AIA, la federazione e numerosi organi di stampa cercano di educare il pubblico al rispetto nei confronti della classe arbitrale, prendersi una libertà di questo tipo a caldo dopo un arbitraggio decisamente mediocre non mi sembra il modo migliore per aiutare questo processo di crescita.

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