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la lettera
18 Luglio 2017
Battistelli firma per la Lazio ©GazReg
E' arrivata ieri l'ufficialità del trasferimento di Andrea Battistelli dall'Urbetevere alla Lazio. Dopo un biennio da vero protagonista con i gialloblu sotto la guida di mister Barba, l'esterno destro classe 2002 centra il grande salto nei professionisti e saluta la società di via della Pisana con una bellissima lettera aperta.
"Lo so cosa starete pensando: questo fa il calciatore o l'aspirante poeta? È che stavolta, giunti a questo punto, sento proprio il bisogno di trascrivere i miei pensieri e di farli leggere a chi ne avrà voglia. Non nego, però, che è veramente difficile trovare le parole giuste anche per uno come me, uno che ha sempre trovato la forza di scrivere soprattutto se si trattava di voi, Urbe. Vorrei dire così tante cose, parlare di così tante persone, che non so neppure da dove iniziare. Vorrei parlare di questa società come parlerei della mia famiglia, perché è questo che ritengo sia. A partire dal presidente, fino all'ultimo arrivato dei miei compagni. Dal presidente Alberto Rapone, che non si è perso neppure una della nostre partite, che anche dopo la sconfitta, con le lacrime agli occhi, ci ha detto di essere fiero di noi. Al presidente Claudio Cicchetti, persona veramente unica per la sua umanità e il suo modo di farsi sempre trovare presente nei momenti giusti. A Camilla Cicchetti, la nostra più grande fan probabilmente, che non ci ha mai fatto mancare niente. A Fabrizio Stazi, che ci ha sempre rotto in tutto e per tutto ma che ci spronava a dare sempre di più, insomma è sempre stato un 2002 che prima della finale ha pianto mentre diceva di volerci bene. Che dire poi del mister, Barba, il nostro condottiero, quello che 'ragà, il secondo è il primo degli ultimi'. Lui ci ha insegnato che avevamo una responsabilità reciproca nei confronti dei nostri compagni/fratelli e in fondo ci ha insegnato come si vince e anche bene. Il preparatore atletico Patrizio Petruzzi, che ci ha fatto correre come non si sa cosa quando gli avversari non ne avevano veramente più. Per non parlare dei dirigenti: Giacomo, Claudio e Gioacchino, che ci hanno accompagnato per due anni e che ormai ci fanno da secondi genitori. Poi ci sono i compagni, i fratelli, ma prima di tutto amici, quelli con cui abbiamo condiviso lacrime, stanchezza, sorrisi, scarpini puzzolenti, gioia e rabbia. Uniti come non mai. Ragazzi che continuavano a correre sotto il diluvio, che non hanno mollato un centimetro pur di non deludere il proprio fratello... Penso di aver parlato abbastanza della nostra grande famiglia... Questa famiglia che si è unita ancora di più per la famosa finale, che purtroppo non è andata come si sperava. Se non si vince non vuol dire che non si abbia lottato e io penso di poterlo dire veramente perché con questa società ho cominciato a lottare da due anni a questa parte, con qualcun'altro da agosto del 2016, eppure non ci siamo mai sentiti così uniti. Abbiamo lottato contro tutto e tutti, vincendo spesso, andando sulle palle a tutti, persino alla lega, perché ne ho viste tante nel calcio, probabilmente il mister e il prof anche più di noi, ma l'intervallo in una conferenza stampa non penso sia mai successo a nessuno... Sento di ringraziare le persone che ci hanno seguito fisicamente e, quando non potevano, con il cuore. Persone che non ci hanno mai fatto mancare nulla e che probabilmente sarebbero pronte a tutto per noi. Le mie sono semplici parole di un ragazzo con un sogno, quello di rincorrere un pallone, che è appena giunto al termine di una piccola parte della sua crescita professionale, ma che lascia un pezzo del suo cuore in quegli spogliatoi e in quel campo di via della Pisana".
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