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10 Settembre 2019
Morsa, portiere Lazio (@Torrisi)
Per gli altri dieci spesso è più facile emergere, rubano maggiormente l'occhio. Chi fa il portiere lo sa bene che un assist o un goal, agli occhi della gente, valgono molto di più di un'uscita perfetta o di un bloccaggio all'apparenza semplice, ma che semplice non è assolutamente. E allora per essere procalmato tra i migliori devi aver fatto obbligatoriamente un grande match. Un match che Morsa ha chiuso tra le sue fauci, o meglio tra i suoi guantoni e non si è fatto sfuggire. Una sicurezza, per tutti gli 80'. Richiami, uscite, sostegno alla manovra e poi le parate. Quelle si da sottolineare. Con la sua squadra in difficoltà per l'inferiorità numerica, il numero uno biancoceleste ha deciso di tirare fuori dal cilindro La prestazione. Si è messo in mezzo tra l'Empoli e la vittoria a forza di interventi decisivi. L'apice di questa performance si è raggiunto però quando la partita che aveva difeso con le unghie e con i denti gli stava sfuggendo di mano. Il rigore regalato gentilmente dalla retroguardia biancocelete ai toscani avrebbe potuto rovinato tutto. Ma Morsa aveva deciso che questa partita la Lazio non l'avrebbe persa e nella più classiche delle giornate perfette intuisce il penalty e stoppa i sogni di gloria di un Empoli che, a dirla tutta, avrebbe meritato di più. Per la Lazio quello conquistato quindi è un pareggio d'oro, ma è un pareggio firmato con un numero, il numero 1 che Morsa aveva dietro le spalle.
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