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Focus
18 Marzo 2020
Il talento, l'allenamento ma soprattutto la forza di volontà. Riccardo Legnante conosce bene l'importanza di questi tre fattori. Nel corso di questi mesi alla Lazio, l'ex giocatore dell'Urbetevere sta esplorando ogni meandro del professionismo e pian piano si sta ritagliando uno spazio importante tra le fila biancocelesti. Ma come si fa a rimanere nei professionisti? La risposta Legnante l'ha scoperta sulla sua pelle: dimenticarsi di essere dilettanti.
Già, perchè è inutile nasconderlo. Nei dilettanti Riccardo Legnante faceva quello che voleva. L'Urbetevere lo sa bene: i club gialloblù si è cresciuto il talento in casa ed è sbocciato definitivamente nell'Under 14, categoria nella quale il bomber ha segnato quasi 40 gol. Quando lo vedevi non potevi che dire "Semplicemente devastante". Al di là della sua grande velocità, era proprio come "trattava" il pallone che faceva impressione. La facilità con cui riusciva a mettere in pratica ciò che pensava. Un passaggio geniale per un compagno o un tiro d'esterno a fil di palo, poco importante. Insomma, un modo perfetto per finire sotto la lente d'ingrandimento del professionismo. Legnante viene così notato da Roma, Genoa, Carpi, Sampdoria. Il furetto gialloblù è conteso da mezza Italia e alla fine la Lazio si aggiudica la corsa. E' fatta, si brinda. "Un altro ragazzo è arrivato nei prof". E poi? E poi succede che si spengono le luci della ribalta. Si saluta casa Urbetevere. Gli amici. I compagni. I complimenti e le pacche sulle spalle risuonano come un eco lontano, così come gli articoli o le top della settimana che ti incoronano re. Non servono più a nulla quando si varcano per la prima volta i cancelli di Formello. Lì sei solo. Passi da essere il più grande giocatore nei dilettanti ad un ragazzo che come tanti che deve esprimere il suo grande potenziale nei Nazionali. Sembra una banalità ma superare questo step a livello mentale è la cosa più difficile per un ragazzo che non è cresciuto nei professionisti. A maggior ragione sei sei un giovane di 13 o 14 anni. I pensieri si affollano nel cervello, intuisci che il vento è cambiato. Riccardo ha capito che sarebbe stata durissima, ma non gliel'ha detto nessuno. L'ha capito a forza di panchine. Applicazione, allenamento, ma soprattutto forza di volontà. Quando non ti bastano gli spezzoni di partita, quando sei stanco di fare la riserva hai due strade da poter percorrere: lamentarti, trovare scuse, dare la colpa ad altri oppure rimboccarti le maniche e migliorare. Ed è quello che ha fatto Legnante. E' partito dal fondo e con il sudore e la voglia di arrivare è risalito fino a trovare il campo con grande continuità. E non si tratta solo di gol. Il classe 2004 è diventato un professionista di testa. Lo vedi nello spirito di sacrificio che lo sta distinguendo dagli altri. In questa voglia costante di andare alla ricerca del pallone. Poi tutto il resto viene da sè. Le reti, il grande feelling con Crespi, la fiducia di Alboni, il ruolo da titolare. Riccardo Legnante si è lasciato alle spalle il mondo dei dilettanti e si è rimesso in gioco, regalando un grande insegnamento ai tanti giovani che dai dilettanti sognano i grandi palcoscenici. L'importante non è arrivare nel professionismo, ma riuscire a restarci.
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