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Il talento sta emergendo: Valerio Maccaroni, un gioiello da custodire

Gracile, leggero e con pochissima muscolatura, eppure non lo prendono mai

22 Maggio 2024

Valerio Maccaroni (Foto ©Gazzetta Regionale)

Valerio Maccaroni (Foto ©Gazzetta Regionale)

"La struttura alare del calabrone, in relazione al suo peso, non è adatta al volo, ma lui non lo sa e vola lo stesso". Sembra la frase perfetta per descrivere Valerio Maccaroni: fisico gracile, zero muscolatura, insomma, non un colosso, eppure... Perché pare che nel calcio di oggi ormai ci sia spazio solo e soltanto per Cyborg strapotenti dalle doti fisiche sovrumane. Eppure in qualche angolo remoto di qualche campetto da calcio qualcuno giura che il talento possa fare ancora la differenza. Il talento quello più puro, che alle volte può trasformarsi in una dote fine a se stessa, ma che altre diventa un fattore se applicato al gioco, alle sue regole e ai suoi dettami. Valerio Maccaroni è proprio questo, una sorta di somma matematica, un talento+intelligenza per il cui risultato bisogna aspettare ancora tanto. Perché se dovessimo calcolare oggi quello che viene fuori, il rischio di sbilanciarsi in maniera eccessiva è davvero alto. La sensazione è che con uno sviluppo fisico ancora tutto da completare, il classe 2008 possa divertirsi e neanche poco col pallone tra i piedi. Ad oggi sicuramente è così, visto e considerato che da almeno mezza stagione porta a spasso avversari e intere difese come se nulla fosse. Con la consapevolezza di avere quel qualcosa in più, ma anche con l'intelligenza di un gigante nel saper riconoscere i propri limiti. Limiti, ad oggi, solo e soltanto fisici. Che poi parlare di "limiti" lascia un po' il tempo che trova, forse il termine giusto è "caratteristiche". Perché magari Maccaroni perderà anche qualche duello fisico - anche se il più delle volte, grazie all'intelligenza di cui sopra, evita il corpo a corpo facendo "cantare" il pallone prima che l'avversario gli arrivi addosso - ma spesso e volentieri, negli ultimi tempi, decide le partite con una semplicità unica. Un po' come quel mancino disegnato di domenica contro il Como che ha portato la Roma ai quarti di Finale Scudetto.

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Un po' come le giocate da campioncino sfoggiate nel derby contro la Lazio dove non ha segnato eppure è stato il migliore in campo. Almeno per noi. E per quel pazzo che in qualche angolo remoto di qualche campetto da calcio ha giurato che il talento possa fare ancora la differenza. 

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Domenica il primo round a Bergamo per un quarto di finale che dire complicato è poco. Poi, il 2 giugno, il ritorno nella Capitale. Due partite che ci diranno di più su questa squadra, ricostruita e rimodellata da Marco Ciaralli (ancora una volta).

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