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Lulaj e Martellucci le chiavi di (s)volta: Simone Rughetti ha plasmato la Lazio
Dalla batosta con l'Empoli è passato appena un mese, ma forse è nata proprio lì una nuova squadra, sempre più a immagine e somiglianza del proprio tecnico
Neanche a farlo apposta, nella marcia di avvicinamento al derby l'approfondimento sulla "nuova" Lazio si concludeva con vedremo che mosse si inventerà questa volta Simone Rughetti.
Beh, analizzando la stracittadina da un punto di vista tattico e non solo, possiamo senz'altro affermare che almeno altre due mosse Rughetti se le è inventate di sana pianta, o quasi. Tanto da riuscire ad incartare uno come Mattia Scala che di nuove invenzioni ne sforna a volontà.
Le principali chiavi di volta - o meglio, di svolta - del derby sono state sostanzialmente due e portano i nomi del capitano Federico Martellucci e dell'ex Savio Daniele Lulaj.
Federico Martellucci, uno dei due uomini fondamentali (Foto ©Mirna De Cesaris)
Nel 4-1-4-1 con cui i biancocelesti si sono schierati sul prato di Trigoria, la scelta dell'esterno sinistro è ricaduta su Martellucci e su un compito fondamentale: aiutare il più possibile Iovane nella marcatura su Guaglianone. Non è un caso se anche il terzino della Lazio è stato uno dei migliori in campo e non è altrettanto un fattore casuale se all'intervallo il primo ritocco di Scala ha riguardato proprio la catena di destra giallorossa. L'allenatore romanista ha infatti provato a rilanciare inserendo Milocco al posto di Saviano. Il neo entrato ha quindi preso il posto di Bonifazi come terzino destro e il capitano è scalato da difensore centrale, continuando però a spingere da quella parte. La conseguenza di un Martellucci così tanto schiacciato in fase di non possesso è stata la prova di Guaglianone, purissimo talento 2010 sempre sotto età con l'Under 16, con il 10 che ha faticato e non poco ad accendersi.
Daniele Lulaj, uno dei due uomini fondamentali (Foto ©Mirna De Cesaris)
L'altro snodo fondamentale della stracittadina, dicevamo, è stato Daniele Lulaj. Nonostante fosse abbastanza isolato lì davanti, con i due esterni molto larghi e per l'appunto bassi, così come i due centrocampisti centrali, l'ex Savio ha lavorato alla grande. L'azione che porta al rigore del 2-0 da lui conquistato è lo specchio dell'interpretazione del ruolo di un giovane sì di belle speranze, ma che fino a pochi mesi fa giocava in un modo totalmente diverso. Sabato sembrava un diavolo. Ha tenuto sotto scacco l'intera difesa romanista lottando come un forsennato su ogni pallone, per certi versi anche snaturando le sue doti più da trequartista che da vera prima punta. E, per chiudere il cerchio, è stata la seconda volta che Rughetti lo ha inserito in quel ruolo. La prima? Proprio contro l'Empoli.