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Il personaggio
16 Novembre 2016
Il tecnico Marco Calcagni
Fra le sorprese nel campionato di Allievi Elite, spicca su tutte il Grifone Monteverde di Marco Calcagni. La matricola neopromossa, infatti, ha stupito in questo inizio di stagione, subendo solo una sconfitta in nove partite con l'Ostiamare. Specializzata ormai nel fermare le grandi, quando ha il Villa dei Massimi come teatro, ha avuto la soddisfazione di sconfiggere in casa il Tor di Quinto e di pareggiare con Savio e Tor Tre Teste. Il segreto? Sicuramente il carattere, come sottolineato dallo stesso Calcagni. Il Grifone Monteverde è una squadra che non molla mai, che, anche se in svantaggio, non vede diminuire le proprie chance di portare a casa l'impresa. C'è anche da considerare un reparto difensivo più che interessante, con i bravi Cupitò e Spampinato sulle corsie laterali, coadiuvati da due buoni centrali (Mancini a tratti eccellente contro la Tor Tre Teste). Ma non è questa la sede per parlare dei pregi e difetti del gruppo. Qui si vuole approfondire l'inizio dell'avventura nel campionato di Allievi Elite di un giocatore in particolare, dal rendimento più che notevole: Lorenzo di Rauso.
La storia Il portiere classe 2000 agli ordini di Marco Calcagni nasce all'interno del Grifone, compiendo lì tutta la trafila agonistica. Impiegato da sempre in alternanza ad altri portieri, anche quest'anno ha iniziato la stagione da secondo (Cannone il titolare). Durante i primi tre impegni stagionali, infatti, contro Campus Eur, Montefiascone e Ostiamare non è mai sceso in campo. Esordisce nel torneo domenica 9 ottobre di fronte al Savio capolista, giocando per tutti gli ottanta minuti. La sua è fin da subito una presenza importante tra i pali, superatasi nell'episodio che lo vedrà parare un calcio di rigore a Sebastianelli (che segnerà, però, sulla respinta). Il 2-2 finale con i blues è il primo risultato straordinario guadagnato dal Grifone Monteverde, conservato grazie anche alle parate di Di Rauso. Un'arduo esame superato a pieni voti, che gli consente di vincere la fiducia di Calcagni. Messo così in difficoltà, il tecnico decide di confermare il portiere come titolare anche nel match successivo in trasferta con il Rieti (vittoria del Grifone per 1-5) e in quello dopo con il Tor di Quinto. Ecco, forse è proprio durante sfida interna contro i ragazzi di Via del Baiardo che Di Rauso riesce davvero a far breccia nel cuore del suo tecnico (e non solo). La sua prestazione è ancor più brillante di quella vista con il Savio, coronata da un autentico capolavoro: una respinta provvidenziale su colpo di testa da due passi di Sournoza. Ancora una volta la porta è protetta e il Grifone trova un impronosticabile vittoria con il Tor di Quinto (2-1). Calcagni ha ormai le mani legate (in senso più che buono): Di Rauso compie un passo in avanti nelle gerarchie. Sarà infatti confermato come titolare nei successivi impegni con San Paolo Ostiense, Civitavecchia e Tor Tre Teste, venendo convocato lo scorso weekend per la prima volta con la Juniores. E sinora, con lui fra i pali, il Grifone Monteverde non ha mai perso.
Caratteristiche Si dice che in tempi recenti sia cresciuto molto dal punto di vista fisico, sia in altezza che muscolarmente, sotto la guida e gli insegnamenti del preparatore Ugo Trotto. E forse è stata anche questa, un tempo, una ragione del suo restare in ombra. Tuttavia, quello che stupisce di Lorenzo Di Rauso non è la corporatura (che c'è ma non è in stile Donnarumma) bensì la reattività, in primis. Ha buon occhio il giovane portiere, si muove d'anticipo, è bravo nel chiudere lo specchio e intervenire anche con l'attaccante a distanza ravvicinata. In secundis, a braccetto con la prima caratteristica, c'è l'esplosività, che lo porta a tuffarsi efficacemente, coprendo la totalità del perimetro di porta, oltreché a deviare miracolosamente con non più di un secondo a intercorrere fra conclusione e intervento. Ma c'è un “ma”. Se da un punto di vista tecnico e fisico Di Rauso è già a buon punto, altrettanto non si può dire per la personalità. E' un portiere silenzioso, raramente si rivolge ai compagni di reparto (c'è comunque da considerare la presenza di capitan Cupitò a guidare già di per sé i movimenti della difesa). Sembra uno di quei ragazzi che osserva e ascolta piuttosto che parlare. Non sempre è un difetto, si badi. Anzi, lui parla fin troppo con i fatti. E' tramite quelli che si è guadagnato la sua posizione attuale. Di lui si dice anche che sia educato e molto umile. Anche questo è un bene e un'attenuante dei suoi silenzi. Ma cercare di sbloccarsi sul versante carismatico non sarebbe un semplice optional: potrebbe aiutarlo a compiere il definitivo slancio in avanti. Sarebbe un peccato il contrario. E, di certo, la consapevolezza della bontà delle prestazioni sinora fornite, oltreché di una continuità di rendimento non indifferente, gli sarà d'aiuto in tal senso.
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