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L'intervista
19 Novembre 2019
Marco Bernardini
Tre settimane senza vittorie sono state le ultime per il Trastevere. E, a chiusura di questo mese difficile, ci sarà un altro match durissimo, ma molto importante: lo scontro con il Tor di Quinto. Quale migliore occasione per provare a rimettersi in piedi e rilanciarsi? Ne abbiamo parlato con il tecnico degli amaranto, Marco Bernardini.
"Non sono arrivati i punti in queste giornate, ma non siamo preoccupati. Ho sempre detto che la nostra cartina di tornasole devono essere le prestazioni, la capacità di proporre la nostra idea di calcio anche davanti alle contromisure, tutte valide vista l’alta qualità dei tecnici, che gli avversari prendono quando si trovano a giocare contro di noi e su questo aspetto, anche nelle ultime tre settimane, non ho nulla di cui lamentarmi. Del resto, se dovessimo invece guardare al risultato come unico metro di giudizio dovremmo dire che prima eravamo fenomeni e ora brocchi invece è vero esattamente il contrario: non eravamo fenomeni prima e non siamo brocchi adesso. Semplicemente siamo una squadra nel pieno del suo percorso di apprendimento e per questo molto più soggetta a sbagliare perché non esiste apprendimento dove non c’è errore." In particolare, riguardo alle partite in cui è arrivata la sconfitta, con Città di Ciampino e Ponte di Nona: "In entrambe le circostanze gli avversari sono stati bravi a sfruttare al massimo i nostri errori e ciò ha determinato due sconfitte che comunque non possono e non debbono essere lette solo in chiave negativa. La sconfitta più della vittoria ci aiuta a guardarci dentro, a curare i dettagli con più accuratezza è questo paradossalmente agevola il nostro processo di apprendimento. Per quanto riguarda l’ultima gara con il Ponte di Nona, abbiamo giocato su un campo difficile al cospetto di un avversario scorbutico che si è giocato la propria partita. Nonostante le difficoltà legate al terreno di gioco abbiamo provato a non snaturarci cercando di proporre il nostro calcio e non sono per niente insoddisfatto di quello che abbiamo fatto. Abbiamo attaccato con molti effettivi per gran parte della gara, limitando comunque al minimo le possibilità di ripartenza avversaria creando parecchie occasioni che non siamo però riusciti a concretizzare. Di contro, all’ultimo minuto abbiamo realizzato una sfortunata autorete che ci ha condannato ad una sconfitta che probabilmente non meritavamo."
Il Trastevere però si è reso protagonista di un bel gesto di fair play su cui è più che giusto puntare i riflettori: "Abbiamo concesso ai nostri avversari di realizzare il pareggio dopo aver segnato il gol del vantaggio in circostanze poco chiare, sì. Ribadisco come quella sia stata una decisione “collettiva”, concordata nell’immediato da tutti i ragazzi. Facciamo parte di una società che mette al primo posto determinati valori e quindi quello che è avvenuto domenica è stato solo una naturale conseguenza di ciò." Domenica, come accennato, una gara importantissima con il Tor di Quinto. "Dici bene quando parli di “gara del rilancio”, ma in base a quanto detto sopra non mi trovi d’accordo. Affronteremo questa partita come l’avremmo affrontata se avessimo vinto a Ponte Di Nona: cercando di lavorare su noi stessi, restando fedeli alle nostre idee e ai nostri principi di gioco. Il Tor Di Quinto è una grandissima società e sicuramente la loro sarà una squadra di valore. Noi dal canto nostro siamo partiti senza proclami e il solo fatto che alla decima giornata quella contro di loro venga definita come “scontro diretto” deve essere per il nostro ambiente motivo di orgoglio. La speranza e la certezza è che oltre ad esserlo “di nome”, lo sia anche “di fatto”, con due squadre intente a proporre gioco senza preoccuparsi solo di rompere quello avversario cercando in primis di mettere in mostra i propri punti di forza e solo in seconda battuta concentrarsi sui punti deboli degli avversari. In Italia su certe concezioni siamo ancora indietro rispetto al resto d’Europa e a mio modesto parere un primo importantissimo impulso per ridurre questo gap dovrebbe partire dai settori giovanili dove invece troppo spesso la logica del risultato finisce per soffocare quelle che dovrebbero essere le finalità di formazione che, sempre a mio parere, sono decisamente più importanti..."
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