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Signia, Natalizia: "Siamo diventati una squadra vera"

Il tecnico della compagine segnina, composta da molti 2004, si guarda indietro e vede un percorso irto di difficoltà ma anche generoso di soddisfazioni

24 Marzo 2020

Mister Natalizia

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Un campionato arduo, quello attuale, interrottosi poche settimane fa in seguito all'emergenza Coronavirus, per il Signia, squadra che sta giocando, fin da inizio annata, sostanzialmente da sotto età all'interno del girone C della delegazione di Roma. "Al contrario di quanto sembrerebbero raccontare le apparenze la nostra è stata una stagione abbastanza positiva" spiega Carlo Natalizia, allenatore del team classe 2003 segnini, "siamo partiti con la consapevolezza di dover affrontare un campionato di transizione, in quanto la squadra inizialmente era formata per l'80% da classe 2004. Il difficile è stato mettere insieme i ragazzi e prepararli, in pochissimo tempo, per farli scendere in campo in un campionato dove avrebbero incontrato avversari più grandi. Non tutto è andato per il verso giusto, abbiamo perso dei giocatori strada facendo, e tra fine dicembre-inizio gennaio in particolare abbiamo affrontato un periodo molto difficile. Essendo, infatti, una rosa di quindici giocatori, con l'arrivo delle prime influenze siamo stati letteralmente decimati, giocando alcune partite addirittura i nov uomini. Nonostante questo, però, non ci siamo mai arresi, né disuniti". Ed è arrivato, forse nel momento migliore per il Signia, lo stop. "Esatto, proprio quando iniziavamo a diventare una squadra vera, purtroppo, inutile sottolineare il rammarico di tutti". Resta comunque dentro, in attesa di scoprire cosa riserverà il futuro, una sensazione positiva. "Sì, ho lavorato con dei ragazzi fantastici e l'essere riusciti, nonostante i mille ostacoli a diventare un gruppo unito, all'interno di un ambiente sereno, è un qualcosa che mi porto dentro. Anche in questo periodo difficile continuiamo a sentirci, e anche a sfogarci gli uni con gli altri: il campo, gli avversari, gli allenamenti... sono cose che mancano un pochino a tutti noi. Inizialmente avevamo pensato in società a preparare un programma, per mantenere i ragazzi attivi atleticamente; poi però l'evolversi di questa situazione ci ha portato a rinunciare, per ragioni di sicurezza, che è la prima cosa. Per il futuro sono fiducioso, non vedo l'ora di riabbracciare i miei ragazzi, e tornare sul campo. In quanto a oggi, al presente, però, il messaggio è ben diverso e ci tengo a sottolinearlo: dobbiamo restare tutti a casa".

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