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La Voce del capitano, Corsi e il suo Falaschelavinio

Il leader del team, veterano di lunga data in società, parla di una stagione difficile sia dal punto di vista personale che di gruppo

21 Aprile 2020

Simone Corsi

Simone Corsi

Simone Corsi

Una stagione difficile per il Falaschelavinio, che fino allo stop di campionato ha cercato di reagire, restando però invischiata nell'ultima posizione di classifica. È in annate come queste che la figura di un buon leader serve maggiormente per tenre il gruppo unito: di questo e di molto altro abbiamo parlato con Simone Corsi, capitano del Falaschelavinio. "Sicuramente mi aspettavo una stagione migliore di quella che è venuta fuori, sia dal punto di vista soggettivo che di squadra, poiché io purtroppo mi sono infortunato due volte e quindi ho giocato poco rispetto a quanto avrei voluto - gli infortuni mi hanno tenuto fermo per tre mesi complessivi - mentre dal punto di vista della squadra mi aspettavo di poterci salvare ma ci siamo ritrovati ultimi purtroppo, e con pochi giocatori in rosa a causa di diverse problematiche. Il ricordo migliore della stagione? Sicuramente la partita contro l'Urbetevere che, anche se è finita in pareggio, ci ha visto recuperare da uno svantaggio di 2-0, rimontando 2-2. Ed è stato un momento importante, perché erano diverse partite di fila che non riuscivamo a prendere nessun punto e riuscirci contro la quarta in classifica è stata una grande soddisfazione. Cosa non ha funzionato secondo me me? Mah, penso che non abbiamo retto psicologicamente l'impatto con l'Elite, un campionato per noi nuovo e diverso da affrontare. Molti fra noi però non hanno mai mollato, dando sempre il 100% anche nelle difficoltà e questo è importante". Una stagione, purtroppo, bruscamente interrotta in seguito all'emergenza Coronavirus. "Diciamo che questa quarantena la sto affrontando abbastanza serenamente anche perché non abbiamo molta scelta. Cerco sempre di pensare al fatto che prima o poi finirà e che torneremo a giocare a calcio e rincontrarci con gli amici". Sull'essere capitano Simone la pensa così: "Secondo il mio punto di vista gli altri anni mi è stata data la fascia da capitano perché sono sempre andato d'accordo con i miei compagni di squadra e perché in campo do sempre il massimo. Sicuramente, poi, il fatto stare da tredici anni nella stessa società mi ha giocato a favore perché diciamo che sono il più "vecchio" su questo punto di vista (ride, ndr). Secondo me la fascia è un simbolo che onora e chi la indossa deve fare di tutto per onorare a sua volta lei stessa e la società in cui gioca. Per me la persona che la indossa deve essere carismatica, che sia in grado di tenere unito il gruppo e che per i compagni farebbe di tutto pur di difenderli, inoltre deve essere un punto di riferimento in campo sia dal punto di vista sportivo, ovvero dare il tutto per tutto sempre senza mai mollare, sia dal punto di vista umano, rispettando tutti e mostrandosi disciplinato. Quest'anno la fascia ha ruotato e non è stata fisa, ma sono convinto che non devi avere per forza la fascia al braccio per comportarti in un certo modo. Ed è questo per me che distingue un buon capitano da uno mediocre".

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