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La Storia
16 Aprile 2020
Fabrizio Piccareta ©De Cesaris
Conoscere, studiare, esplorare nuove terre e percorrere strade poco battute. Il che implica ovviamente dei rischi, ma chi punta in alto ha sempre bisogno di nuove e stimolanti sfide. Fabrizio Piccareta vanta una storia di quelle che non si sentono spesso. Al momento è sicuramente uno dei migliori allenatori in circolazione, la Roma lo lo sa bene e anche per questo è uno degli indiziati per il dopo Alberto De Rossi sulla panchina della Primavera. Differentemente da molti personaggi che, soprattutto negli ultimi tempi, decidono di intraprendere la carriera da tecnici, forti di un passato come calciatori professionistici, il 55enne originario di Genova da giocatore non è andato oltre il dilettantismo appendendo gli scarpini al chiodo circa sedici anni fa dopo l'esperienza nella Sanremese. Ed è proprio qui che la vita professionale prende una svolta decisiva: "Voglio fare l'allenatore".
Ecco allora che intraprende il corso a Coverciano dove stringe rapporti con Paolo Di Canio. L'ex attaccante della Lazio, per citare una delle tante squadre in cui ha militato, chiamerà proprio Piccareta come allenatore in seconda quando riceve l'incarico dallo Swindon Town. Dopo di che l'esperienza al Sunderland, oltre le parentesi con l'Olhanense e nel settore giovanile della Sampdoria. Nel 2016-2017 diventa osservatore FIGC ma presto è chiamato per un'altra sfida, tanto complicata quanto affascinante: l'Inter Turku.
Il biennio finlandese segna inevitabilmente il suo percorso da allenatore, permettendo all'attuale tecnico dei 2003 giallorossi di confrontarsi con un calcio decisamente diverso rispetto al solito. Al culmine delle due stagioni (la prima come viceallenatore di Shefki Kuqi e la seconda al comando vero e proprio) nel club nerazzurro trionfa nella finale di Suomen Cup battendo l'Helsinki. Una vittoria storica, sia per aver riportato l'ambito trofeo nella bacheca dell'Inter Turku, sia perchè all'ultimo atto della kermesse riuscì a sconfiggere la società più forte della Finlandia che nel proprio palmarès annovera ben 47 trofei nazionali.
Si aprono i cancelli del Centro Sportivo Fulvio Bernardini. La propria impronta sulla classe 2002 capitolina è evidente sin da subito: rapidità, fantasia, calcio volto all'offensività e dominio totale delle partite. Sarà la Roma dei record che concluderà la regular season con 11 punti sul Napoli secondo, 26 reti subite e 126 gol realizzati in appena 24 gare (sì, la media è superiore alle cinque marcature a partita). Nella fase Scudetto, dopo la semifinale vinta proprio contro i partenopei, Fabrizio Piccareta dirà queste esatte parole ai nostri microfoni: "Bisogna godere di avere la palla tra i piedi. La cosa che mi dà più soddisfazione è vedere i miei giocatori che si divertono esprimendo un calcio bello ed efficace". Poche parole, ma piuttosto eloquenti. Quelle parole che poi si riscontrano nei fatti, le vedi in campo quando la Roma esprime al meglio i concetti del tecnico. Ed i successi dell'allenatore sulla panchina giallorossa non sono un caso. Quest'anno la musica non è cambiata, anzi la sinfonia è rimasta tale se non diventata ancor più armoniosa. Cambiano i gruppi (ora nell'Under 17 ci sono i 2003) ma non l'identità di gioco. Anche per questo Piccareta può, e deve, sognare in grande.
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