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Il verdetto lasciato dal campo ha bisogno di poche spiegazioni: la squadra di Terlizzi si è ripresa il trono, quella di Ledesma è, stranamente, apparsa smarrita nel buio
20 Dicembre 2022
Esulta la Lazio (Foto © Cinelli)
Il campo ha parlato, ed il verdetto è stato impietoso. Chi si aspettava una battaglia continua, una partita emozionante e combattuta, ed erano in molti a pensarlo alla vigilia, è stato deluso, anche se solamente in parte. Difatti il confronto tra Lazio e Frosinone è stato impietoso, finendo in goleada come nella gara d’andata. Al Comunale di Ceprano l’esordio per la truppa di Ledesma era stato disastroso, ma il lontano ricordo, sbiadito un po’ dal grande campionato svolto in seguito, è tornato ad essere un incubo per la compagine frusinate. Il divario tra le due compagini della nostra regione sembra essere ancora troppo ampio anche solo da garantire un match equilibrato, nonostante le ottime performance dei ciociari negli scontri diretti della passata stagione. Le Aquile hanno dimostrato un livello veramente elevato, e da qui parte la nostra analisi della partita.
1) La Lazio è ancora la squadra da battere
Messaggio chiarissimo quello inviato dalla truppa di Terlizzi. I biancocelesti sono i più forti del loro girone, il C, rientrando a pieno nel novero delle favorite al titolo finale. In quell’elenco così riservato vi è spazio sicuramente per la Roma campione in carica, che pareggiando in casa del Lecce però ha mostrato il fianco, visto il sorpasso dei cugini una volta risolta la pratica frusinate. Non va dimenticato al contempo come dal derby vinto in poi Silvestri e compagni abbiano mostrato un’ulteriore marcia in più, facendo rivedere quelle trame così belle e spumeggianti con cui nella scorsa annata dominarono ogni avversario prima di uscire, proprio nella stracittadina, ai quarti di finale. La fantasia di Gelli, la fame agonistica di Serra e l’impeto di Ferrari in questo momento rappresentano il trittico su cui si basa l’intera compagine capitolina, fluida e spettacolare come poche altre volte. Se si aggiunge inoltre un centrocampo costantemente in grado di controllare il gioco, ed un reparto difensivo bravo nel dare solidità, anche quando si passa a tre là dietro, l’incredibile armata sembra esser tornata. L’avvertimento è netto, la Lazio quest’anno non vuole fare sconti a nessuno.
2) Divario tecnico o mancanza di carattere? Frosinone: non ha funzionato nulla
Ne esce senza ombra di dubbio ridimensionata la squadra di Cristian Ledesma, che nel giorno probabilmente più importante a livello personale ed emotivo, ha fallito contro la prima della classe schiantandosi addosso ad un tir. I ciociari non partono neanche male. Mezasrgs impegna Ciardi dopo una bella palla recuperata sulla trequarti, mentre poco dopo Centra, l’unico sufficiente dei suoi, fa distendere ancora l’estremo portiere biancoceleste. A seguire il ricamo magico di Gelli per Serra, Lazio in vantaggio e pratica archiviata. Il buio totale in casa gialloblù, visto che i leoncini non si sono potuti rialzare sbagliando quasi in ogni reparto. Quello difensivo ha mostrato ancora lacune pesanti, costate carissimo durante lo svolgimento della partita. Se Pelosi è parso il più solido dei quattro dietro cercando di mettere una pezza un po’ dappertutto, non si può fare lo stesso discorso per De Rita, viso in confusione, così come nella gara d’andata, dall’1-0 in poi, ma neanche per Shakmbaj, troppo distratto ed intento nella ripresa solo a provocare i suoi avversari. Allo stesso modo in cabina di regia di cose buone se ne son viste poche; la premiata ditta Ambrosini-Silvestri non è riuscita ad imprimere la sua legge al match, seppur dominata da un centrocampo spesso devastante come quello capitolino. Ricalcando le ombre di settembre, l’offensiva è sicuramente quella andata meglio. Mezasrgs, Bauco e Schietroma hanno provato ad incidere, senza trovare l’ultimo guizzo o il giusto supporto. Di certo però ora bisognerà resettare la mente, ripartire di nuovo per non sbagliare, visto che la lotta playoff è più aperta che mai.
3) Tommaso Bordoni: il leader della difesa ora è lui
Una stagione passata a crescere, migliorarsi e non smettere mai di lavorare. Sotto la sapiente guida di Marco Alboni il centrale delle Aquile regalò performance di altissimo spessore durante l’intera annata, confermandosi poi in quella attuale. Mister Terlizzi non ha praticamente mai rinunciato a lui, se non per infortunio, e il difensore ha risposto sempre presente, giovando anche dei cambiamenti tattici. Quando si è optato per uno schieramento a tre nelle retrovie, lui è andato ad occupare la zona centrale dirigendo sempre le operazioni. Dotato di una grande lettura nell’anticipo, il “roscio” si è distinto per la capacità di saper disinnescare le offensive avversarie, mostrando magari non sempre una forma bellissima, ma splendidamente efficace. Come ciliegina sulla torta la prestazione nel derby contro la Roma, ma anche quella di due giorni fa al Green Club è seconda a poche. Il carattere e la fame agonistica non gli sono mai mancate, ora il girone di ritorno ci dirà dove può arrivare.
4) Mister Ledesma: si poteva (doveva) osare molto ci più
Sia chiaro: che la Lazio batta il Frosinone ci sta assolutamente, in ogni modo, considerando la classifica e la storia delle due compagini. Guardando però le rose ed il cammino delle due squadre è innegabile come lo score non possa assumere connotati così ampi. Al momento in classifica i ciociari condividono il gradino più basso del podio con Reggina, Benevento e Palermo, tutte formazioni in grado di mettere in difficoltà le Aquile, battendole nei primi due casi, o costringendole comunque a doversela sudare come nella sfida con i siciliani. Appare chiaro come qualcosa di troppo non sia funzionato. La sorpresa maggiore è stato lo sconforto generale dopo il terzo gol, da un lato comprensibile, ma non così tanto visto che eravamo al venticinquesimo del primo tempo. Nella ripresa poi l’allenatore frusinate non è stato in grado di scuotere i suoi con la voce negli spogliatoi, né tanto meno servendosi di qualche mossa dalla panchina. Ecco proprio quest’ultimo sembra essere uno degli errori peggiori. La prima carta giocata è stata Izzo al 23’, quando i capitolini erano già sul 6-0. Si poteva fare decisamente meglio, visto che comunque l’ex Polisportiva Carso era stato uno dei pochi a salvarsi nel naufragio dell’andata. L’impressione è apparsa quella di volersi un po’ troppo consegnare all’avversario, al corso degli eventi, senza provare quanto meno a suscitare una reazione d’orgoglio nei suoi, che tanto utile sarebbe potuta essere magari per preparare al meglio le gare future. A rimanere immobili spesso ci si fa ancora più male, ma tutto serve da lezione. Ora la pausa natalizia, che toglierà un po’ di scorie, per ricominciare nel migliore dei modi a correre nel nuovo anno. Anche perché la battaglia in quelle zone è sempre più serrata, ma questo Frosinone ha i mezzi per uscirne vittorioso.
5) L’uomo chiave di Terlizzi è Lorenzo Ferrari
Lo si era capito, lo si era visto man mano, in particolar modo con il tramontare della stagione precedente, ora lo si può dichiarare con tranquillità e sicurezza. Lorenzo Ferrari è il tassello più importante del delicato schiacchiere tattico biancoceleste. Che sia una formazione a quattro, oppure con i tre dietro, più avanti e con maggiore libertà di spinta, o maggiormente conservativo sulla linea dei centrocampisti; poco importa anche se la fascia prediletta sia la mancina o quella di destra, l’essenzialità dell’Aquila viene risaltata sempre. Il finire dell’anno passato fu un crescendo clamoroso, che lo vide prendersi a pieno merito la titolarità, fino a siglare due reti di lusso nei derby, prima quella della vittoria a Trigoria, poi quella della gioia momentanea nei playoff ai quarti di finale. Magari non sarà il più tecnico o il più decisivo, ma senza ombra di dubbio è sempre tra quelli determinanti, molto spesso il più, nell’andare a prendersi la vittoria. Contro i ciociari un suo cross al bacio dopo un bel dribbling, ha permesso a Serra di schiacciare in rete il raddoppio. Mentre una triangolazione magica con il numero nove, ha consentito all’esterno di mandare in porta Gelli, poi liberatosi splendidamente di una marcatura per aprire il mancino e mettere a referto il tris. A prescindere dal contesto, lui c’è sempre. Fondamentale ogni volta, con gli albori già ad oggi di un futuro potenzialmente splendente.
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