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Il carattere e la mano di D'Urso. La Lazio ha riaperto la corsa per le finali

Federico Meuti

In determinate stagioni certi momenti fanno la differenza, segnano punti di svolta importanti, in grado di cambiare la faccia di un campionato intero. L’istante per la Lazio può esser stato il 33’ del secondo tempo della sfida con la Fiorentina, minuto in cui il guizzo di Matteo Zazza mandava al tappeto i toscani. Una vittoria importantissima, figlia di una prestazione da squadra, guidata da un atteggiamento perfetto dell’undici di Salvatore D’Urso. I biancocelesti hanno capito bene come fronteggiare i viola, una squadra dalle importanti qualità tecniche, con una delle rose maggiormente valide sull’intero panorama nazionale. Il pari dell’andata è stato sovvertito dall’1-0 del Green Club, con cui le Aquile potrebbero aver rimescolato le carte durante il loro cammino. Provenienti da due mesi troppo discontinui, i romani hanno piazzato un colpo da nove in pagella, meritando un successo di prestigio. Contemplata ormai la mancata disponibilità di alcuni elementi storici del gruppo dei 2005, passati in Primavera, i capitolini hanno capito il modo in cui far girare al meglio la rosa a disposizione, come avvenuto due giorni fa, in cui D’Urso si è presentato con diciotto giocatori senza farne scendere nessuno dalla prima giovanile. La mano del tecnico si è vista anche dal punto di vista tattico, mettendo il centrocampista Oliva, uno dei leader tecnici della squadra, nel ruolo di terzino sinistro, in modo da impostare con maggiore qualità. La strategia prevedeva che lui, insieme a Cannatelli sull’altro lato, si alzassero sulla linea della mediana, con Nazzaro ad abbassarsi tra Petrucci e Zazza, imbrigliando così la squadra di Papalato. Il piano ha funzionato alla perfezione: tre punti per una Lazio che vuole dare la grande svolta al suo campionato, dove, con tutte queste giornate, può provare a rientrare in pieno nella corsa alle fasi finali.

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