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Lazio, perchè questa discontinuità? La speranza forse si sta spegnendo

I due ko con Roma, ma soprattutto Sampdoria, hanno mandato nuovamente in una situazione difficile le Aquile, chiamate ora ad una nuova impresa per approdare alle finali Scudetto

12 Aprile 2023

Di Nunzio con le mani nei capelli

Di Nunzio (Foto © Cervera)

Il genio può essere scintilla, ma è la costanza ad alimentare il fuoco. Come promemoria, come sveglia, perché è giusto ricordarselo, soprattutto quando si parla di obiettivi a lungo termine. La frase trova la sua perfetta collocazione nel mondo sportivo, grazie anche all’enfasi con cui l’ha proferita Fabio Caressa durante Euro 2020. L’Italia era chiamata a dare continuità al suo cammino contro lo Svizzera, dopo lo splendido successo all’esordio ai danni della Turchia. Detto, fatto. Il finale lo conoscete fin troppo bene, ma purtroppo qui invece c’è veramente poco da festeggiare. Quando il traguardo da dover tagliare sono i playoff è necessario capire che il sentiero da intraprendere sarà lungo, e per evitare ogni ostacolo possibile, non bisogna sbagliare praticamente nulla. Ancor peggio invece qualora il proprio passo non sia quello sicuro, affidabile, ma piuttosto un andamento ondivago, spaesato, non in grado di seguire una linea definita. Beh sicuramente ora questi pensieri avvolgono la mente di una Lazio al bivio, forse l’ultimo, della sua stagione. I biancocelesti nel gruppo dei 2005 hanno un gruppo di valore dichiarato, così come fatto vedere negli anni passati. In questo campionato però le Aquile non hanno mai trovato la via maestra per spiccare il volo insieme ai Lupi della Roma, ormai primissimi e quasi sicuramente alle finali, trovandosi in una situazione difficile da gestire. Le scelte della dirigenza ad oggi assumono un peso ancor più rilevante, quasi insuperabili, perché i passaggi di settimana in settimana di diversi giocatori con la Primavera non hanno giovato all’equilibrio di una rosa, ritrovatasi solo da gennaio in poi. Questa sembrava essere la nuovo narrativa, grazie al lavoro di mister D’Urso, che ha imposto nuovi paletti, fortificando il gruppo rimasto con lui. I capitolini hanno tirato fuori prestazioni pressoché perfette: Fiorentina, Sassuolo, Lecce, Empoli, tutte vittime eccelse del progresso biancoceleste. E poi però ci si è di nuovo fermati. Conquistato il secondo posto, valido per l’approdo alle final four, i laziali sono usciti sconfitti da un derby giocato comunque in maniera positiva, implodendo poi qualche giorno dopo in Liguria. Nel weekend pasquale è arrivata la fragorosa caduta sul campo della Samp ultima in classifica, che ha inflitto ben cinque gol a Nazzaro e compagni. Con le contemporanee vittorie del Lecce, le Aquile ora si trovano a meno quattro dai salentini, ed in sette gare dovranno riappropriarsi di un patrimonio lasciato andare troppo in fretta. L’impressione però rimane quella di una squadra che forse ha un po’ sbiadito la sua identità, assolutamente non per demeriti suoi, ma che ora dovrà faticare terribilmente per avere una continuità mai avuta nell’arco di un’intera stagione. Sette partite da giocare, per provare a regalarsi il grande sogno.

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