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l'intervista
15 Marzo 2016
Vergari (foto ©Del Gobbo)
Assumersi l’incarico della Juniores in casa Tor di Quinto non sarà mai un impegno come nelle altre società del Lazio. E’ la categoria principe in via del Baiardo, è quella in cui si è vinto tantissimo e su cui sono stati gettati fiumi d’inchiostro. Storie di persone, più che di personaggi. Nel calcio i cicli finiscono, ma bisogna esser bravi nel farli ricominciare. Il blasone che il club rossoblu ha ottenuto non solo nei confini regionali pesa sempre un po’ di più quando bisogna far giocare la Juniores. In casa Tor di Quinto la Juniores bisogna farla vincere. Ci stanno provando Valentino Vergari ed il suo gruppo, da sabato matematicamente ai play off ed ora in attesa di chiudere il discorso primo posto.
Il gruppo, l’ambiente, la voglia Obiettivo quello centrato dopo il successo contro il Certosa che ha solamente ribadito la forza dei rossoblu la forza di una squadra costruita per arrivare fino in fondo. “E’ stato un insieme di tante cose che si sono messe al posto giusto - esordisce il tecnico - ho avuto la fortuna di incontrare un gruppo di ragazzi che è riuscito a trovare sin dal ritiro estivo la giusta alchimia per rendere al meglio. E’ stata una bella fortuna quella di avere dei ragazzi esperti e meno che hanno fatto subito gruppo. Non è un caso che diversi ’98 siano tra i trascinatori del gruppo. Ognuno ha dato il suo e continuerà a darlo. Questo è l’importante”. Non possono però sfuggire le prestazioni di alcuni singoli: Porfiri, Meledandri e D’Andrea (un ’96 e 2 ’98) asse “Sicuramente loro possono balzare all’occhio con più facilità. Ma non voglio togliere a nessuno dei meriti per quanto abbiamo fatto fin qui. In un girone in cui la corsa play off è davvero serrata siamo stati bravi e continui nelle prestazioni, anche quando è sceso in campo qualcuno che ha giocato meno, o meno volte da titolare. Un caso può essere quello di Baldazzi, ad esempio. Ragazzo che ho voluto dopo la sua esperienza alla Romulea. Si sta togliendo e ci sta dando tante soddisfazioni, anche in prima squadra. Porfiri è un ragazzo che interpreta il ruolo di libero in maniera diversa dal normale, è come avere un regista in difesa, Meledandri veniva dalla grande esperienza col Futbolclub di Baronio ed era pronto ad un campionato di questo tipo, mentre D’Andrea, parlano i numeri, è uno dei migliori attaccanti in circolazione. Tutto quello che hanno fatto di buon fin qui è comunque grazie ad un gruppo che ha retto l’impatto di un impegno così importante. Giocare nella Juniores del Tor di Quinto è quasi come essere in un club professionistico e quindi se non hai le spalle coperte da una grande squadra non puoi rendere al massimo”. Una panchina tosta da gestire “Quando il presidente mi ha chiesto di allenare la Juniores non ho dormito per due settimane (ride ndr) perché era la panchina di Paolo (Testa ndr) e quindi ho ereditato da Marco Moretti (alla guida per due stagioni prima della 2014-15) una bella avventura calcistica. Ai ragazzi ho fatto capire che se non se la sentivano di lottare per arrivare fino in fondo potevano anche andare da un’altra parte. Sono rimasti e finora siamo andati bene, perché hanno capito per quale squadra stanno giocando. Io poi sono legatissimo al Tor di Quinto: qui ho giocato ed iniziato ad allenare”. Ultima battuta sul finale di regular season “Vogliamo blindare al più presto il primo posto ed evitare un turno in più, per non ripetere quanto accaduto nella scorsa stagione. Fatto questo ci prepareremo per le finali, magari facendo rifiatare qualcuno. Ci sono ragazzi che tra Juniores e prima squadra hanno già giocato 38 partite…”
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