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- 1 alla finale

Facce da finale: D'Andrea e Onorati: la solitudine dei 9

Chiudiamo con i due centravanti di Tor di Quinto e Vigor Perconti. I ragazzi da cui Vergari e Persia (ma non solo) si aspettano il colpo decisivo

21 Aprile 2016

D'Andrea (a sinistra) (foto ©DelGobbo

D'Andrea (a sinistra) (foto ©DelGobbo

D'Andrea (a sinistra) (foto ©DelGobboIl mestiere del centravanti è difficile da portare avanti. Si passa dalla polvere agli altari in pochi istanti e a volte bastano solo pochi centimetri a fare la differenza tra il bello ed il brutto. Tra la gioia ed il rimpianto. Il centravanti deve buttarla dentro. Non ha, sinteticamente parlando, altri compiti nel corso di un match. E quando si tratta di una finale tutto il gruppo fa affidamento al suo centravanti, al bomber. A quel ragazzo col 9 sulle spalle, che spesso deve lottare contro un paio di avversari alla volta, spetta il colpito di piazzare la stoccata vincente. Ma se non arriva il pallone buono, il centravanti deve aumentare tensione, concentrazione e fame per andarsi a prendere quel pallone che deciderà le sorti dell'incontro. Nel bene o nel male un centravanti ricorderà meglio di tanti altri una finale. Perché bastano pochi centimetri per regalare alla tua squadra la gloria o una giornata da dimenticare.

Filippo D'Andrea Classe '98, ma gioca da veterano. Ha deciso la semifinale con un gol alla sua maniera, sbucando alle spalle della difesa avversaria e battendo il portiere con un tiro preciso e secco. Il numero 9 del Tor di Quinto interpreta il ruolo in maniera interessantissima. Si muove tantissimo su tutto il fronte e può colpire in maniera diversa. Può entrare in azione partendo da punti diversi dell'area di rigore e sa servire gli appoggi per rifinire i compagni. Spesso non riesce ad accendersi completamente, ma non perde lucidità e, se non riesce a risolvere il match da solo, si mette a disposizione completa della squadra.

Leonardo Onorati Soprannominato nell'ambiente blaugrana come "Cobra", rispetto al compagno di reparto ha più Onorati (foto ©Lori)vocazione da attaccante d'area canonico. Difficilmente lo si vede non andare alla conclusione nel match, perché negli ultimi 16 metri si trova benissimo e, soprattutto, vede ottimamente la porta. Se non fa gol lo fa fare portando via uomini e lasciando spazi per far infilare i compagni. Il secondo gol della Perconti contro il Savio nasce, ad esempio, dalla sua estrema reattività nel andare a prendere un pallone perso da Marini. Non ha segnato, ma ha portato Scaramuzzino fuori dai pali, portando Barbarisi ad una conclusione piuttosto facile.

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