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Violenza
12 Maggio 2016
La fuga di Boukhari verso la palestra del Comunale, alle sue spalle un giocatore castellano coperto dal fratino
Non è stato facile ricostruire. Sono servite decine di telefonate e poi, con un po' di fortuna, abbiamo ricevuto delle immagini da alcuni spettatori che aiutano a comprendere meglio la dinamica dell'aggressione all'arbitro Boukhari di Roma 1 e a collocare con certezza alcuni dei fatti denunciati dai testimoni oculari. Era poco e confuso quanto visto dal nostro giornalista presente al Comunale di Pomezia nel parapiglia di ieri, rispetto alle versioni delle prime persone che hanno contattato la nostra redazione poco dopo la fine del match tra Anzio e Lupa Frascati (Juniores Regionali), valido come spareggio per l'accesso nella categoria Elite. Ci scusiamo con i nostri lettori per la temporanea omissione, ma le lacune dell'articolo con i fatti segnalati, ci hanno obbligato a sospendere la pubblicazione di quanto accaduto per una verifica più accurata e certa. Oggi, a bocce ferme e con foto che identificano gli aggressori, si svela anche un retroscena angosciante, che la storia non è finita lì in mezzo al campo, che l'arbitro è stato percosso prima di essere costretto a fuggire in tutela della sua incolumità. Ma andiamo con ordine.
La ricostruzione Al triplice fischio Cesaroni, capitano della Lupa Frascati, si sarebbe sfilato lo scarpino con il quale avrebbe colpito più volte alle spalle il direttore di gara. Il signor Boukhari, a quel punto, si sarebbe diretto verso la panchina dell'Anzio, con i giocatori portodanzesi che avrebbero provato a fare scudo al fischietto di Roma 1, che avrebbe subìto altri colpi da parte di un secondo giocatore castellano, con la maglia coperta da un fratino e senza pantaloncini. Con una situazione in campo sempre più caotica, l'arbitro avrebbe iniziato a correre dirigendosi dalla parte opposta rispetto agli spogliatoi, inseguito da almeno un calciatore non identificato, e trovando rifugio all'interno della palestra dell'atletica leggera posizionata all'altezza della bandierina del calcio d'angolo, posta al di sotto della tribuna sinistra del Comunale di Pomezia. Da sottolineare come nel parapiglia, dirigenti e tecnici di entrambe le formazioni abbiano fatto di tutto nel tentativo di sedare gli animi. Nel frattempo, dopo la chiamata alle forze dell'ordine, è giunta sul campo una pattuglia che ha ristabilito la calma. Solo allora, scortato dai carabinieri, il direttore di gara ha potuto dapprima raggiungere gli spogliatoi e quindi dirigersi verso la macchina, parcheggiata nel piazzale antistante l'ospedale Sant'Anna di Pomezia. Nonostante le percosse, l'arbitro avrebbe preferito non andare in ospedale scegliendo di dirigersi verso casa, scortato però fino all'imbocco del raccordo anulare. Questa è la ricostruzione ricavata dalle testimonianze di numerose persone presenti ieri al Comunale di via Varrone. Adesso bisognerà aspettare le decisioni del giudice sportivo per capire quale è la ricostruzione dei fatti riportata sul referto arbitrale.
Troppe pressioni Quello che è certo è che si è consumato l'ennesimo episodio di violenza in una stagione nera. Il sistema calcio, ribadiamo, è alla deriva e nessuno sembra in grado di potersi opporre alla forza della corrente. Così come ribadiamo e denunciamo, dopo l'editoriale del 3 maggio (appena 9 giorni fa!), che le pressioni su questi ragazzi, che dovrebbero divertirsi e godere dell'agonismo di queste sfide, sono smisurate in relazione alla realtà calcistica in cui militano. E l'ulteriore riprova (quasi un paradosso) è che la Lupa Frascati, che pagherà salatamente il comportamento dei suoi tesserati coinvolti, avrebbe con buone probabilità raggiunto ugualmente il “sogno Elite” nonostante la sconfitta, tramite ripescaggio.
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