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l'intervista
02 Maggio 2018
Alessandro Cianciaruso ©Ss Michele e Donato
Il risveglio della formazione biancazzurra dopo aver materializzato la portata dell’impresa attuata sabato scorso al Tiziano Righetti di Latina Scalo è di quelli dei grandi giorni, delle ricorrenze che nella vita calcistica capitano davvero raramente. L’Itri tra il mese di marzo e quello di aprile ha realizzato il miracolo: conquistando 16 punti in 6 giornate e raggiungendo un playout su cui nessuno, o quasi, avrebbe scommesso un solo centesimo. L’unico a crederci, forse, è l’autore di questa rimonta, il tecnico sud pontino Alessandro Cianciaruso che costruendo un percorso partito da lontano è riuscito a vedersi ripagati i duri sforzi in modo tanto immediato quanto improvviso. “Sono conscio di quanto fatto” – ha dichiarato -. “Non ho mai perso la fiducia, in primis in me stesso, poi nel gruppo, perché amo ciò che faccio. Vado al campo con la voglia di allenare e migliorarmi sempre”. L’ultima pagina di questa incredibile salvezza è stata scritta nel playout contro il Latina Scalo Sermoneta, in una vittoria sudata e meritata, arrivata grazie alla doppietta di capitan Ilario Di Fazio. Dopo il miracolo, per Cianciaruso è tempo di raccontare da una prospettiva diversa l’accaduto e di fare i dovuti ringraziamenti ai compagni d’avventura. “I nostri risultati sono frutto del duro lavoro di corsa, gambe e soprattutto cuore. Impegno maniacale, ossessivo e passionale, senza lasciare nulla al caso. Nonostante le grosse difficoltà ho amato da subito questo gruppo. Nel calcio c’è chi fa i fatti e chi parla, ma senza migliorare la situazione. Anzi, la peggiora. Ho dovuto stravolgere la mentalità della squadra, senza adeguarmi io ad essa. I ragazzi non credevano nei loro mezzi. Oltre allenatori si deve essere psicologi. Io sono entrato nella loro testa. Vivo questo gioco in modo viscerale, e voglio che i miei giocatori facciano altrettanto. Il risultato va a qualcuno che mi ha sostenuto e sopportato tutto l’anno: la mia compagna. Il Presidente Angelo Picano è un padre per tutti noi. Mi ha sempre incoraggiato nei momenti bui, e assicuro che ce ne sono stati tanti. Alla fine gli ho regalato una grande gioia. E’ una persona umile e sensibile. Sono riconoscente a Vincenzo Ialongo, che mi ha voluto fortemente, a Raffaele Mancini, encomiabile team manager. Mi ha dato tanto in termini di rapporti con i ragazzi. Che dire di Isauro Di Fazio, mai fuori dalle righe e persona affidabile. Ringrazio il nostro preparatore atletico Ernesto Romano che ci ha guidati dal momento del mio arrivo”.
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