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L'intervista
Il capitano dell'Under 19: "Il club è stato esemplare: ci ha confortato, spronato e sempre aiutato. Facciamo sacrifici: il virus non durerà per sempre"
12 Febbraio 2021
Dabliu, capitan Di Girolamo
"Come vedo il mio futuro? Il mio obiettivo non è quello di arrivare in alto, ma di continuare a divertirmi. È questo per me l’importante". Sono parole molto particolari ma segno di maturità e piedi per terra quelle pronunciate da Simone Di Girolamo, capitano dell’Under 19 della Dabliu, che come tutti i giovani calciatori sta vivendo questo periodo difficile potendo assaporare quel poco di calcio che viene loro permesso: "Il lockdown l’ho affrontato come tutti i ragazzi della mia età, stando a casa e allenandomi quando potevo. Per fortuna alle spalle ho una società che è stata impeccabile nel darci molto conforto, nello spronarci e nell’aiutarci in ogni modo. Ci dava spesso la possibilità di allenarci al nostro campo con vari orari e quindi devo molto a loro. È normale che spero di tornare presto a giocare, ma dobbiamo essere consapevoli che la priorità ce l’ha la salute e che è necessaria tanta attenzione. Noi non ci siamo mai fermati, continuiamo ad allenarci individualmente senza pallone per evitare contatti. Ho un buonissimo rapporto con i compagni anche perché è tanto tempo che giochiamo insieme. Siamo rimasti più o meno sempre gli stessi. A volte arrivano nuovi elementi, ma cerchiamo sempre di farli integrare subito. Siamo molto uniti, c’è tanto rispetto e stima. Ci sacrifichiamo, ma lo facciamo con piacere per farci trovare pronti in vista di una tanto sperata ripartenza. Siamo un gruppo che ha vinto tanto e continueremo ad impegnarci per farlo ancora". E di vittorie, quelle che ti lasciano i brividi e che ti invogliano ancor di più a dare tutto per la maglia indossata, Simone ne ha già vissute parecchie. Con lui i compagni di squadra, amici con cui condivide battaglie sul campo e uno stemma sul petto, diversi solo nel ruolo e da un numero dietro le spalle: "Gioco da quattro anni con questa quadra e ormai ne sono molto legato, perché la reputo una seconda famiglia. Il campionato quest’anno era appena iniziato quando un nuovo stop ci ha costretti ancora a fermarci. Abbiamo potuto disputare una sola partita: abbiamo giocato discretamente e portato a casa solo il pareggio. Ho vissuto così tante esperienze qui ma ricordo perfettamente tutto, i giorni belli e quelli meno belli. Mi ricordo con piacere la vittoria del campionato di due anni fa e fu particolare perché la vincemmo proprio all’ultima giornata. Un enorme dispiacere ce l’ho avuto durante una partita della scorsa stagione, quando sul finale di partita ingenuamente feci un fallo di frustrazione e giustamente presi un rosso diretto". Nonostante la giovane età, il difensore classe 2003, dal cuore biancoceleste e un idolo d’oltremanica, vuole lanciare un messaggio a tutti quei ragazzi a cui la pandemia sta spegnendo sogni ed obiettivi, mostrando per primo le debolezze che un piccolo campione non dovrebbe mai nascondere: "Sono laziale ma il mio idolo è Jordan Henderson, capitano del Liverpool. È una leggenda e mi trasmette tanta sicurezza in mezzo al campo. È un giocatore che coi sacrifici ha saputo raggiungere traguardi e alzare i trofei più importanti. C’è stato un periodo in cui ho avuto ripensamenti sul calcio, più o meno ad inizio pandemia. Poi stando tanto a casa ho sentito la mancanza e la voglia di sfogarmi sul campo, quindi ho abbandonato quei pensieri. A chi pensa di smettere dico di resistere perché, questo sport è fatto i sacrifici ed ora è necessario farli. Questo virus non durerà per sempre".
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