Cerca

L'intervista

Bellinati: "La categoria ha perso valore. La regola degli Under non aiuta"

L'attuale direttore tecnico del Tor di Quinto si esprime sul cambiamento che la Juniores ha subito negli anni e sulla situazione attuale

21 Novembre 2025

Bellinati: "La categoria ha perso valore. La regola degli Under non aiuta"

Francesco Bellinati (Foto ©Tor di Quinto)

Tra i maggiori esperti in assoluto della Juniores, 8 finali condite da tre splendidi successi in cui in due casi sono seguiti due scudetti. Un tecnico che in Under 19 ha dato del suo meglio, portando il calcio laziale sul tetto d’Italia, valorizzando giovani e creando calciatori che ancora oggi fanno la differenza in categorie importanti e in alcuni casi anche a livello nazionale. Francesco Bellinati è questo e tanto altro, e chi meglio di lui poteva esprimersi per una categoria che negli ultimi anni ha perso valore, considerata da molti come la fine di un percorso piuttosto che come punto di partenza di un altro. Proprio su questo concetto l’ex tecnico della Vigor Perconti si è voluto soffermare inizialmente: "Negli ultimi anni ho potuto osservare sempre di più un cambiamento di pensiero generale su questa categoria. Nel più recente arco di tempo la Juniores ha subito un impoverimento sostanziale, non aiutata ovviamente dalla reintroduzione della regola degli Under. Reinserire l'utilizzo obbligatorio dei giovani in età di lega ha portato ad uno scossone incredibile, per il quale tutte le società sono dovute andare a caccia di classe 2008, impoverendo l'Under 19".

Riguardo la novità di questa stagione, circa proprio la reintroduzione degli Under, che idea ha a riguardo? 

"Credo che sia stata una scelta incomprensibile. In pochissimi mesi tutti i 2008 si sono ritrovati catapultati in una realtà più grande di loro. Una decisione che è andata completamente ad affossare due annate in particolare, ovvero quelle dei 2005 e dei 2006 che terminato il percorso nella Juniores hanno trovato di fronte a loro il panorama delle prime squadre che ovviamente non li ha ritenuti pronti, non avendo la possibilità di confrontarsi in quel contesto. Mentre quest'anno abbiamo assistito esattamente all’opposto, con i giovani evidentemente ancora non pronti a determinate partite e fuori contesto in un campionato di altissimo profilo come l’Eccellenza laziale. Io credo che un ragazzo debba giocare e trovare minuti per il suo livello, non perché il suo utilizzo viene imposto da una regola alla base. Anche perché quanti di questi ragazzi finita la loro avventura da Under proseguono nello stesso campionato? Se vogliamo davvero valorizzare il giovane calciatore dovremmo iniziare dai palcoscenici più alti come Serie B o C, allora in quel caso si porterebbero i club a lavorare sul settore giovanile".

Quale deve essere secondo lei il vero valore del campionato Under 19?

Ho sempre creduto che questo in particolare sia un torneo veramente di formazione. Gestire gruppi in questa annata porta le sue complicazioni, perché nella maggior parte dei casi sono ragazzi che hanno realizzato il fatto che quasi sicuramente non faranno i calciatori come mestiere e che di conseguenza portano con loro una situazione anche psicologica complessa. Anche sotto il punto di vista puramente tecnico e formativo secondo me il ragazzo che esce dall’Under 17 ha il dovere di farsi prima le ossa in Under 19, per poi fare il salto in prima squadra. Ci sono tre calciatori in particolare che ci terrei a menzionare: Edoardo Santori, Francesco Di Bari e Federico Cardella. Ho avuto il piacere di allenarli tutti, e tutti e tre hanno disputato sotto la mia guida il campionato Juniores, con Di Bari addirittura che era un fuori quota. Senza dubbio possiamo affermare che siano tre giocatori di grande caratura e che si siano tolti delle soddisfazioni enormi, vincendo campionati. O non andando troppo lontano nel tempo posso nominare per esempio anche Tavella e Marzulli, due giovani che stanno facendo bene in Eccellenza quest’anno dopo una stagione in Juniores. Proprio a sostegno di ciò balza agli occhi come sia un campionato che se approcciato nella maniera corretta forma i giocatori e che non debba essere ignorato. Questo però deve essere un mantra delle società".

Spesso i club parlano di strette collaborazioni tra prima squadra e Juniores, ma quante volte è davvero così?

"Questo concetto e la sua messa in atto sono molto difficili. Per effettuarlo veramente c’è bisogno di un aiuto societario importante e di una profonda umiltà da parte dei due tecnici. Se non ci sono le basi per metterla in atto allora è meglio non farla e proseguire su strade separate, in modo da non creare malcontenti in entrambi i gruppi squadra. Nelle mie gestioni con Andrea Persia spesso ci siamo riusciti e siamo andati a creare un team di giovani che dava una grossa mano sia con me che con Andrea, riuscendo davvero a collaborare. Detto questo però, ripeto che se non c'è davvero un’unità di intenti forte allora è meglio non mescolare gli ambiti e lavorare separatamente"

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Gazzetta Regionale

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alle nostre newsletter

EDICOLA DIGITALE

Dalle altre sezioni

Dalle altre sezioni

Dalle altre sezioni