1ª CATEGORIA

Real Velletri, Maferri: "Mi sento un ragazzo, non ci penso a fermarmi"

Il 43enne ha appena cominciato una nuova sfida e ha già promesso che non sarà l'ultima della sua carriera

Ci sono passioni e amori troppo grandi, dai quali non ci si vorrebbe mai staccare. Una storia del genere è quella di Alessandro Maferri, 43enne con un curriculum infinito ma con ancora tanta voglia di sorprendere. L'ultima sfida è stata quella di "accasarsi" e rappresentare la squadra della sua città, legandosi al Real Velletri. Un'esperienza inedita per il 'Marco Polo' del calcio laziale e non solo, cominciata sotto la migliore stella con la doppietta all'esordio con il Divino Amore.


Dopo un lungo girovagare, finalmente giochi a casa tua.

"Si. Ho 43 anni e non ho mai giocato a Velletri: questa è la prima volta. Non voglio dire che sono a fine carriera perchè mi sento ancora un ragazzo, e chissà se questa volta pianterò la tenda oppure in futuro deciderò di ripartire e macinare chilometri, come del resto ho fatto in tutta la mia carriera. Ho sempre militato in campionati di Serie C, D ed Eccellenza. Poi verso i 35 anni ti cominciano a chiamare le squadre di Promozione che puntano a vincere, e ancora più in là con il tempo arrivano i contatti anche dalla Prima Categoria. Diciamo che negli ultimi anni ho vinto svariati campionati di Prima Categoria e nelle ultime 3 stagioni sono sempre stato il capocannoniere della squadra in cui ho giocato. Poi, in estate, a squillare al telefono è stata la formazione della mia città".


Una nuova sfida quella con i rossoneri. Che sensazioni provi?

"E' innanzitutto una responsabilità doppia quella di giocare a Velletri perchè qui c'è gente che mi conosce di nome ma non mi ha mai visto giocare. Ci si aspetta tanto perchè si dice che ho fatto bene dovunque, e adesso questo per me sarà un banco di prova davanti ai concittadini. La partenza è stata ottimale perchè domenica ho fatto doppietta, spero di continuare così".


Come detto ti sei accasato, ma non ci pensi proprio a fermarti.

"Assolutamente. Nella mia carriera non ho mai saltato un allenamento. Vado alla stessa intensità dei ventenni e non torno a casa con il fiatone o ripensando al ragazzetto che mi ha fulminato in velocità. Ovviamente non ho lo stesso passo di una volta; è inevitabile. Però con l'esperienza e l'astuzia riesco a colmare. Il mio obiettivo è quello di giocare in queste categorie fino a 45 anni. Sono arrivato a 43, poi dopo quella soglia se davvero non ce la facessi più cercherei di guardare altrove". 


Non sembra essere nei tuoi progetti, ma hai mai pensato a cosa fare una volta appese le scarpe al chiodo?

"In tanti mi dicono che ho la stoffa per fare l'allenatore; ruolo che praticamente ricopro in campo. Ho avuto delle esperienze in passato, quando al Fiumicino il presidente Munaretto mi diede l'incarico di guidare l'Under 19 Elite e la prima squadra in Promozione, di cui ne ero anche capitano. Ed ho ottenuto ottimi risultati. Anche l'anno scorso con il Lanuvio Campoleone ho rilevato il gruppo che eravamo quasi ultimi e ci siamo salvati con 4 giornate d'anticipo. Potrei fare l'allenatore, ma non voglio. In tanti mi hanno suggerito di prendere un patentino, ma non ho mai fatto un corso perchè non penso minimamente a quel che sarà: io mi sento ancora un giocatore. Al massimo accetterei l'idea di essere un vice, però non adesso. Oltre al calcio ho un'altra grande passione. Ho un'azienda agricola qui a Velletri, e ho punti vendita a Roma. Produco olio, vino, aceto, uova e tutti i tipi di frutta e verdura; e magari un giorno potrei ripartire proprio da qui".

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