Marco Conti: "In giro c'è poca meritocrazia, difficile allenare"

Giunti nel mese di luglio, e con il mercato che entra sempre più nel vivo, è questo il tempo per stabilire gli accordi più o meno definitivi in previsione della prossima stagione. A differenza dei calciatori, il mercato degli allenatori sembra già abbastanza definito e sono diversi i tecnici che ad oggi non hanno ancora trovato una panchina. Restando in tema, ormai di moda e sempre più diffusa la “pratica” secondo la quale chi porta lo sponsor guadagna punti agli occhi delle società, che sempre più spesso antepongono magari conoscenze personali ed altri metri di giudizio nello scegliere il proprio mister anziché avvalersi dei meriti sportivi guadagnati sul campo. A fornire una propria visione in merito a quanto appena detto è uno dei tecnici che nel tempo è riuscito ad affermarsi nel nostro palcoscenico regionale, un Marco Conti che, stando al proprio palmares, si interroga sul perchè allenare oggi diventa sempre più difficile.  “Credo che con il tempo le cose stiano degenerando, in un movimento dilettantistico che, sempre più spesso, viene mosso da conoscenze personali e questioni economiche. Dove è finito il vero spirito di questo sport? Mi resta difficile capire un sistema che poco ha a che fare con la meritocrazia, si dice spesso che nel calcio contano i risultati ma fino ad un certo punto. Guardando al mio caso credo di aver conseguito nel tempo risultati dignitosi tra totoli e salvezze, cercando in primis di insegnare calcio trasmettendo quelle che sono le mie competenze. Oggi nel calcio non vedo maestri anzi, torno ad interrogarmi sul perchè di determinate scelte da parte di moltissime società. Forse sono un tecnico all'antica e i tempi non sono più quelli di una volta, in un movimento che, come detto, viene mosso da fattori e componenti che poco hanno a che vedere con i meriti sportivi e i risultati conquistati con sacrificio sul campo”.