L'intervista
Empire, scuola calcio e fair play. Rosario Caruso fa il punto
Il responsabile organizzativo della società biancoverde è soddisfatto dei numeri e del rendimento dei giovani calciatori
Per l'Empire la scuola calcio rappresenta ormai da anni l'impegno principale, perché il lavoro della società biancoverde è rivolto in maniera peculiare ai più piccoli che tramite le cure di esperti istruttori ed un ambiente più che sereno permette a tutti di imparare giocando. Non c'è alcuna speculazione sul risultato e ad ogni bambino è data la possibilità di esprimere le sue potenzialità seguendo un percorso di crescita strutturato su misura. Rispetto alla passata stagione il lavoro è stato premiato da un aumento delle iscrizioni, soprattutto nelle fasce d'età d'ingresso nel mondo del calcio. "E' il segnale della qualità dei nostri allenamenti e del nostro ambiente - spiega Rosario Caruso, responsabile organizzativo della scuola calcio - la maggior parte dei volti nuovi sono arrivati tramite il passa parola e questo ci rende molto orgogliosi di quello che svolgiamo, perché la miglior pubblicità che possiamo ottenere arriva direttamente da chi ha già scelto di far giocare i propri figli con noi. Siamo arrivati ad un totale di circa 120 bambini, un bel numero se pensiamo da dove siamo partiti. C'è poi anche il lato prettamente sportivo che ci inorgoglisce, visto che le nostre squadre nei vari tornei e campionati si stanno distinguendo per rendimento. In questo senso va quindi fatto un plauso a Daniele Carradori che lavora con tutto lo staff dando modo agli istruttori di seguire un processo ben determinato in cui ogni bambino viene incluso senza distinzioni. Oltre a questo voglio sottolineare come ci sia sempre un clima di grande fair play in campo, segno distintivo della nostra società. Nelle partite, che sono autoarbitrate, i nostri bambini spesso si assumono la responsabilità a loro discapito, dando quel che è giusto ed evitando di "barare". Si fermano se c'è un fallo e lo riconoscono, e lo stesso vale per i calci d'angolo. Il risultato non conta, mai, e questo lo hanno imparato a pieno. Hanno capito che non serve a nulla vincere, magari imbrogliando o facendo finta di nulla, e questo è un segnale forte di crescita personale, prima che calcistica"