"Basta! Dobbiamo fare qualcosa": lo sfogo di un dirigente romano

La lettera aperta prosegue così:

"Schifato dalla ennesima situazione che non fa che riproporre la grossa problematica del calcio giovanile ad oggi, faccio una pausa tramezzino con in testa ancora le situazioni vissute poche minuti prima. Ore 17.45 altra partita sempre del campionato Under 17 regionale ma girone differente. Ed è la ciliegina sulla torta. Arrivo al campo con largo anticipo essendo una partita della mia società e giocando noi in casa è mia abitudine attivarmi perché le cose vadano nel migliore dei modi, accolgo la squadra ospite e soprattutto l’arbitro designato. L’arbitro per questa gara è una ragazza molto giovane e molto esile, di una educazione ammirevole, due chiacchere, le mostro lo spogliatoio e le auguro un “buon divertimento” anche se già so che per la ragazza minuta ed esile sarà tutt’altro. Inizia la partita e dopo neanche 10 minuti iniziano sempre dagli spalti offese di ogni tipo, che attenzione per una donna possono avere anche argomentazioni variegate e legate al suo essere donna. Perché mai? NON LO SO! I ragazzi in campo (ed è, ahimè, l’unica nota positiva) sono rispettosi della figura della Signora arbitro ma dagli spalti è sempre peggio. Mi giro ad ogni offesa, che non sto qui a riportare ma chi leggerà saprà purtroppo per esperienza vissuta il tenore delle stesse, e vedo gente, genitori, zii o amici dei ragazzi in campo con i volti trasfigurati che senza un minimo di ritegno inveivano contro quella povera ragazza vestita di nero. A fine partita mi reco nel tunnel degli spogliatoi per accompagnare l’arbitro nel suo spogliatoio e da sotto gli spalti sono, in alto rispetto al campo da gioco, mi rendo ancor più conto di come siano bene udibili a tutti gli insulti che che si succedono come una pessima canzone. La povera ragazza al mio “non ci fare caso, sei stata brava” mi risponde “grazie per i complimenti e per il suo rincuorarmi ma ci sono abituata".