L'intervista
Roma 7.0, Emilio Napolitano e il lavoro nell'area portieri: "Vi racconto..."
Dopo l'intervista a Daniele Castracane, ecco le parole di un'altra figura di rilievo della Roma 7.0, un professionista di fondamentale importanza per la crescita di scuola calcio e giovanili, in particolar modo per quanto riguarda il ruolo di portiere.
Roma 7.0, Daniele Castracane e il lavoro nell'area portieri: "Vi racconto..."
Il responsabile ha commentato così l'attività che sta portando avanti nel club arancionero
La Roma 7.0 continua il suo percorso di crescita verso un’Academy che possa sì produrre sempre più talenti, ma che riesca a diventare competitiva a tutti i livelli. Va verso questa direzione la scelta di Emilio Napolitano come preparatore dei portieri, nome noto nell’ambiente romano per il mondo dei numeri 1. “Fin dai primi giorni in cui sono approdato alla Roma 7.0 ho potuto constatare che la dirigenza aveva in mente una programmazione concreta per il ruolo del portiere - ci ha raccontato Napolitano - e ciò mi ha messo nelle migliori condizioni per svolgere il mio ruolo di preparatore con i ragazzi che amano questo ruolo. Devo dire che far parte di questo progetto mi stimola e mi entusiasma vedendo con quale passione la società è al mio fianco e contribuisce, insieme al mister Daniele Castracane, a creare un ambiente lavorativo eccezionale”. Il preparatore ha poi analizzato l’evoluzione del ruolo nel calcio moderno: “Sappiamo tutti che il ruolo dell’estremo difensore ha subito negli anni una trasformazione con le nuove regole e tattiche adottate. Il nostro obiettivo è quello di lavorare a livello di gestione mentale: il portiere più bravo non è quello che sbaglia meno, ma quello che dopo un errore sa reagire, andare avanti e fare dell’errore un fattore di crescita; deve essere parte integrante del collettivo e non solo una figura passiva.” Ha chiuso poi parlando del rapporto che cerca di instaurare con i ragazzi: “Stanno facendo un percorso straordinario e sono felice di constatare che ad ogni seduta di allenamento sono sempre disponibili e concentrati, perché hanno imparato la cultura del lavoro e del sacrificio. A fronte di una parata c’è tanto impegno, tante ore passate a sudare e a migliorarsi e loro sanno che il rapporto che ci lega è fortissimo, un legame speciale. Tra noi si è instaurata una confidenza fatta di confronto e fiducia. Se mancano queste componenti non si è bravi gestori del ruolo. Noi dobbiamo accompagnarli nella loro crescita sia a livello umano che tecnico perché si nasce portieri e si è portieri per tutta la vita”.