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l'editoriale
12 Maggio 2025
Massimo Testa
Si fa fatica ad immaginare il calcio laziale senza Massimo Testa. La notizia di martedì scorso, quando il Presidente e anima del Tor di Quinto ci ha salutato, rappresenta uno spartiacque non solo per la società di via del Baiardo, ma per tutto il movimento. Perché ci sono stati, e ci sono tuttora, altri personaggi di spessore che hanno scritto e scriveranno fantastiche pagine di sport, ma è innegabile che negli ultimi 35 anni il patron rossoblù – più rosso che blu – è stato il grande mattatore della nostra regione dentro e fuori dal campo. Provocatore, carismatico, divisivo, vincente, spesso sopra le righe: riassumere in un articolo la sua incredibile epopea è esercizio impossibile soprattutto per chi, come il sottoscritto, ha avuto la fortuna di condividere alcune delle tappe più importanti del Lider, appellativo giornalistico di richiamo cubano che tanto lo compiaceva. I primi titoli, l'egemonia di inizio secolo con l'indimenticato figlio Paolo e Giampiero Guarracino al suo fianco, la forza di rialzarsi quando la vita lo ha messo di fronte al più duro degli esami. E poi la politica, il rapporto con Fidel Castro, la conoscenza con Gorbaciov, il Partito Comunista prima e il PD dopo. Di Massimo Testa non ce ne sarà un altro.
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