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Lazio, così non va. Le aquile di Gonini sono disperse nel buio

Federico Meuti

Si tornava in campo dopo più di un mese di astinenza, con alle spalle sicuramente più ombre che luci, pienamente consapevoli di dover fare un salto di qualità, proprio nella partita per eccellenza: il derby. E invece così non è stato. Nel giorno in cui si doveva testare il livello, per capire dove si possa arrivare, i verdetti sono stati tutt’altro che positivi. Difatti la Lazio di Simone Gonini ha fallito un altro test di maturità, l’ennesimo, nella sfida in cui doveva rialzare la testa contro i rivali giallorossi. Le aquile invece sono uscite dal campo ancora sconfitte in un big match, dopo aver già capitolato per mano di Frosinone, Benevento e Napoli. Quattro su quattro, una statistica che sicuramente non sorride, ma denota un andamento preoccupante per dei biancocelesti incapaci di vincere, o anche solo far punti, quando si alza la posta in palio. Al Green Club è andata in scena una gara dalla grande intensità, continui capovolgimenti di fronte, in cui però alla fine a spuntarla è stata la Roma. I ragazzi di Rizzo si sono portati a casa un risultato importantissimo, meritandolo nel complesso, che gli permette di prendersi la vetta del girone. Dei lupi organizzati, precisi quelli visti al Green Club- con l’unica sbavatura sul gol preso- bravi a sfruttare gli spazi concessi dai cugini. Al contrario invece i padroni di casa sono apparsi completamente spaesati, smarriti in mezzo al campo, facendosi prendere dalla fretta e dalla frenesia, piuttosto che in cerca dell’ordine perso. Se da un lato la voglia, il carattere e la caparbietà non sono mancati da parte di ogni singolo, con i biancocelesti bravi a rimettere la gara sulla parità, e a giocare un primo tempo alla pari con gli avversari, trovando anche i ritmi giusti con il duo De Martino-Fazio; dall’altro è innegabile come la Lazio si sia spesso affidata a lanci lunghi, verticalizzazioni imprecise, dando l’impressione di non aver ben chiaro in mente uno spartito da seguire, un piano non tanto da rispettare al dettaglio, quanto da interpretare in base agli eventi della sfida. La differenza tra le due squadre capitoline sta proprio lì, nella mancanza di idee quando si scende sul campo. Anche ieri Carbone è stato lasciato troppo isolato là davanti, nel dover battagliare con due colonne come Zinni e Candido, i quali gli hanno sempre impedito di avere palloni puliti giocabili. Al netto delle assenze pesanti (Pernaselci, Formisano, Bongiorno), quello che più stupisce è come le aquile, al di fuori del primo successo interno contro il Crotone, non abbiano mai dato la sicurezza di aver un gioco stabile, definito, vedendo spesso portarsi i tre punti a casa grazie ai loro leader (Carbone, Scuto, Miconi), oppure grazie ad episodi( vedi la gara in casa con la Reggina). Una tendenza sicuramente da invertire, altrimenti gli obiettivi di inizio stagione rimarranno insoddisfatti. Adesso la classifica dice quinto posto, con quindici punti ed un tremendo meno sette dalla capolista Roma. Di tempo per riflettere ne è rimasto poco, anche perché se si dovesse continuare così potrebbe risultare soltanto un sogno anche la qualificazione alle fasi finali.

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