Simone Montanaro "Al Real Madrid si respira l'essenza della vittoria"

Hai avuto modo di lavorare con i più grandi campioni di questo sport, se ne dovessi scegliere uno soltanto come prototipo di calciatore modello a 360°, chi sarebbe? "Domanda difficilissima. Potrei iniziare da Giuseppe Rossi per andare a Borja Valero, fino ad arrivare a Modric, Bellingham, Carvajal, Alaba, ma se proprio devo farti un nome direi Toni Kroos (con lui nella foto in alto). Unico, professionista straordinario, esempio per ogni giocatore durante gli allenamenti. Mai una parola fuori posto, sempre incoraggiante verso i compagni, competitivo fino all’ultimo giorno, sia durante un semplice possesso palla che durante le partitine e soprattutto un fuoriclasse nel campo. Per lui ho una vera “cotta calcistica”, credo che vederlo allenare e giocare da vicino sia stato uno dei più grandi privilegi vissuti qui".

Cosa significa essere un tesserato del Real Madrid? "Eh... bella domanda. Significa respirare ogni giorno, in ogni allenamento e in ogni partita, l’essenza della vittoria, la consapevolezza di essere nella storia del calcio".
 
A proposito del ruolo di match analyst, il modo in cui lavori oggi è lo stesso di ormai 15 anni fa? "Assolutamente no. Quando ho iniziato con Luis Enrique quasi non esisteva la match analysis. Si mandava una persona a filmare allo stadio il rivale da affrontare con una telecamerina nascosta sotto la manica, registrare era vietato. Oggi abbiamo tutto. Partite in camera tattiche in tutta Europa, software di analisi di ogni tipo. I primi “video analisti”, che lavoravano esclusivamente per i club, erano principalmente dei “tecnici di software video” piuttosto che allenatori preparati tatticamente. Oggi non più. Il match analyst è soprattutto un allenatore tattico in grado di sezionare una partita e valutarla a prescindere dalle sue competenze informatiche, che comunque devono esserci. Forse sono stato il primo ad essere legato a un allenatore (Vincenzo Montella, ndr) e non ad un club. Nessun tecnico in Italia aveva il suo analista personale. Oggi questo è impossibile e ogni tecnico nel suo staff ha il suo analista che conosce a fondo tutte le sue esigenze tattiche. Al giorno d'oggi moltissimi club hanno veri e propri dipartimenti di analisi. Qui a Madrid, come a Liverpool, ho a disposizione un dipartimento di analisi composto da 6 persone al quale ho assegnato un ruolo specifico per la preparazione di ogni partita. E ti assicuro che per ogni partita il lavoro da fare è tantissimo…immagina poi con 3 partite a settimana".
 
A Madrid la tua esperienza più lunga rispetto a tutte le altre durate massimo due anni: quale credi sia stato il vostro segreto di successo lì? "Semplice rispondere a questa domanda, siamo ancora qui per un motivo: ogni anno vinciamo titoli. A Madrid si resetta subito la vittoria passata e si ricomincia da zero per dover rivincere. Ciò accade costantemente, anche un minuto dopo l'alzata della Champions League. Questa è la pressione che si vive a tutte le ore. Sai che o vinci, e bene, o vai a casa. E per come la vedo io questa è la forza più grande che ha il Real Madrid. Una pressione che ti impone di spingerti sempre oltre. Una pressione che vivono quotidianamente gli stessi giocatori e che poi si rispecchia nelle storiche “remuntade”.

Qual è il segreto per vincere tanto? "Senza girarci troppo intorno, i campioni che si hanno a disposizione. Poi l'allenatore e il suo staff, l'armonia nell'ambiente, l'avere alle spalle una società solida, unione di intenti da parte di tutti. Insomma, le componenti sono tante, ma con i campioni è tutto più semplice".