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la lettera
Riprendiamo la lettera del difensore con cui ringrazia la società gialloverde
27 Giugno 2023
Sebastian Miccio saluta il Casal Barriera
Tredici anni sono una vita, passata l'uno accanto all'altro. Sebastian Miccio e il Casal Barriera sono giunti al tempo dei saluti. Tante battaglie, tantissime emozioni vissute in tutta la trafila gialloverde che ha visto la squadra del presidente D'Alonzo partire dal basso e arrivare fino in Eccellenza. L'ultimo anno è stato in Promozione, l'ultimo per il capitano in maglia gialloverde. Il difensore ha salutato ufficialmente il Casal Barriera sui suoi profili social con una lettera, che riprendiamo.
Caro Casal Barriera,
speravo che questo momento non arrivare mai perché, come detto in quella che sarà l’ultima delle infinite coreografie fatte e che ho potuto ammirare da giocatore del Casal Barriera, "se tu ci sarai, io ci sarò". Io ci sarei ancora stato, ma tu non ci sarai.
Ed è inutile chiedersi il perché, criticare il come è stato fatto, perché andrei solo a rovinare quella che è stata una splendida e forse unica storia d’amore, e questo non voglio permetterlo, in virtù di quel rispetto che ho da sempre per questi colori, e che forse avrei desiderato almeno al momento dell’addio. 13 anni, metà della mia vita. Dal 2010, cambiavano ragazze, amici, giocatori, sponsor, allenatori, ma tu c’eri. Crescevo io, raggiungevo obiettivi, e tu eri la certezza, quella certezza che finiva un campionato e ad agosto sarei stato lì a correre e sudare per te, ad accogliere ragazzi e giocatori per mostrargli quanto fosse unico e bello far parte di quella famiglia. Le persone che ci sono state, i rapporti costruiti dentro e fuori dal campo, le belle parole di tante persone, i messaggi di compagni sono la testimonianza di quanto fatto. Ed essere capitano significa anche e soprattutto questo: essere portavoce e simbolo di un sentimento, di un senso di appartenenza, di un modo di essere, di un amore incondizionato che risuona e rimbomba proprio come un coro di quei magici tifosi, e che arriva dentro alle persone vicine. E su questo, per una volta nella mia vita, nonostante tutto, non voglio avere rimpianti. Perché sono sempre stato me stesso, crescendo e prendendo continui insegnamenti di vita in questo magico tempo che oggi sembra essere volato, con questo stemma ormai tatuato sul cuore. Continuerò a vederti ovunque: tra foto, armadi e persone, e insieme ad una lacrima scatterà un sorriso orgoglioso; continueranno a chiedermi di te, perché se si pensa a Sebastian si pensa al Casal Barriera e viceversa; continuerò e continueremo a portare fuori dal campo i tuoi cori, urlando a squarciagola e come se ancora ne facessimo parte, perché chi c’è stato e lo ha vissuto con quella magia ne farà parte per sempre. L’idea di indossare un'unica maglia, arrivato a 30 anni, cominciava a balenarmi in testa. Ma in virtù della maturità raggiunta e del percorso fatto, che mi hanno portato qui come un ragazzino di 16 anni e mi portano via come un uomo di 30, sono consapevole che forse è meglio separati che separati in casa, e che inevitabilmente le cose belle finiscono, anche quelle che pensavi potessero non finire mai. Caro ASD Casal Barriera, cari Ultras Casal Barriera, con le lacrime agli occhi vi saluto, e vi ringrazio di tutto questo pezzo di vita insieme, che mi porterò dentro per sempre. E' stato un onore percorrere ogni singolo metro su quel rettangolo verde, cantare insieme, indossare e sudare per 13 anni questa maglia e onorarla con la fascia da capitano al braccio, medaglia al valore di "quella passione che non può arrivare a quelle persone che non ci son dentro".
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