L'INTERVISTA
Esclusivo Musa: "Avellino, ecco i miei primi 3 mesi"
Dopo l'esperienza con la Lupa Roma, Carlo Musa si è tuffato in una grande avventura in Campania e ci racconta sensazioni, emozioni e prospettive con l'Avellino
Direttore sportivo dell’Avellino a soli 28 anni: il romano Carlo Musa forse i record già li ha battuti tutti, o quasi.
In Irpinia, la sua, è una “mission possible” ma, come tutte le missioni che si rispettino, trionfare nel girone G del campionato nazionale dilettanti sarà veramente dura anche se rappresenti l’Avellino: anzi, forse lo è di più.
Carlo partiamo dal principio: da Ferragosto sei in carica come diesse in un club che, solo pochi mesi fa, brillava in serie B: sensazioni?
Positive, senza dubbio, per me ricoprire la carica di direttore sportivo all’Avellino è innanzitutto un’onore, poi diventa una responsabilità assai delicata da gestire nel momento in cui sei obbligato, giocoforza, solo a vincere: analizzare e contestualizzare però è fondamentale, altrimenti la realtà viene distorta.
L’Avellino è partita in ritardo, ha allestito una rosa molto giovane e competitiva, ed è stata inserita nel girone laziale-sardo, dove il livello tecnico è sensazionale e, le pretendenti alla corona finale sono almeno 6/7..
È doveroso far capire alle persone la materia di cui si sta parlando. Io vengo dal Lazio e so per certo, come tutti gli addetti ai lavori del caso accreditati che, il girone G, ha un coefficiente di difficoltà elevatissimo. L’Avellino è una buona squadra che ha margini di miglioramento: bisogna lavorare sodo tutti i giorni, per creare un profilo idoneo alla categoria e far emergere poi nel tempo, alla distanza, la nobile caratura di cui dispone questo club: ciò può fare la differenza.
Il mercato di riparazione potrebbe a tal proposito accelerare questo processo, definiamolo di crescita?
Potrebbe, certo, ma per giocare con la maglia dell’Avellino occorrono determinati requisiti: non basta la tecnica o la forza complessiva magari tattica o fisica: la casacca bianco verde pesa, la tifoseria è calda, passionale, lo stadio Partenio può far tremare le gambe, insomma qui in Campania, in questa piazza, è tutto logicamente amplificato. Per queste ragioni i profili da trovare sono calciatori che sappiano innanzitutto reggere con grande disinvoltura la cosiddetta pressione.
Ovvio, ed un diesse, giovane, come fa ad esempio, a gestirla, tutte queste pressioni ?
Mi reputo umile e come tale sto cercando di filtrare, scremare, tutte le cose negative che girano sul mio conto. Credo di aver meritato questa opportunità professionale perché alla passione per questo sport ho unito il sacrificio e la dedizione.
Il trend dice che il tuo mestiere ora premia le figure giovani: largo alla linea verde insomma, almeno nel campo dirigenziale..
Questa è una peculiarità che sto notando come scelta da parte delle società e che condivido appieno. Noi giovani siamo motivati, io personalmente cerco di imparare ogni giorno, di migliorare, di documentarmi: ho fame di calcio e, soprattutto, amo il nostro mestiere.
Chi vincerà il girone G della D non oso chiedertelo ma l’Eccellenza e la Promozione nel Lazio, parliamo di gironi A si: mi incuriosisce il tuo pensiero in merito..
Alla gente di Avellino chiedo di avere fiducia e comprensione: ho sposato una causa nobile e sto investendo tutto me stesso in questa vera missione calcistica piena zeppa di fascino: tra l’altro in Irpinia ho trovato massima collaborazione da parte di ogni componente del club: ciò sta facilitando il mio compito qua ad Avellino: ringrazio di cuore chi mi è accanto in questa importante esperienza. Nel girone A di Eccellenza vedo bene il Team Nuova Florida di Bussone, in quello di Promozione la Compagnia Portuale ma lì tifo per i miei amici diesse Daniel D’Aponte (CSL), Pasquale Di Gennaro (Città di Cerveteri), Alessio Mursia (Aranova) ma poi alla fine il mio desiderio è che vinca sempre il più meritevole: amici nel Lazio del resto ne ho tanti, auguro il meglio a tutti.