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L'INTERVISTA

Latte Dolce, Udassi: "Lo sport è una conseguenza"

Le parole del tecnico del club sardo che esprime il proprio pensiero in merito all'emergenza ed alla possibilità di ripresa

30 Marzo 2020

Stefano Udassi, tecnico del Latte Dolce

Stefano Udassi, tecnico del Latte Dolce

Stefano Udassi, tecnico del Latte Dolce

Stefano Udassi, allenatore del Sassari calcio Latte Dolce: "Siamo uomini di calcio. E siamo uomini di campo. Abbiamo fatto della nostra passione un lavoro, lo facciamo provando sempre adare il massimo per raggiungere il migliore risultato possibile. Una regola che vale per tutti, che ci siamo ripetuti tante volte durante l'intera stagione perché quello era il nostro principale obiettivo.Obiettivo che dal rettangolo verde si sposta alla vita: in questo preciso momento storico occorredare tutti il massimo per ottenere il migliore risultato possibile. A costo di fare sacrifici, tutti. A costo di rinunciare alla nostra quotidianità, cosa che per chi è abituato ad inseguire un pallone ecalciarlo a rete è davvero tosta. Io sono a casa, con mia moglie e le mie figlie. Il mio staff è a casa,così come tutti i ragazzi e i nostri dirigenti. Si lavora anche in queste condizioni. I ragazzi seguonopiani di lavoro personalizzati, programmati e preparati per loro dallo staff tecnico. Io leggo miaggiorno e rivedo i video dei match disputati. Proviamo a farci trovare pronti, anche se allenarci,sentire la piacevole tensione che precede un match e poterci proiettare in prospettiva e concertezza su quel che poteva essere lo sviluppo del nostro campionato è qualcosa che ci manca. Non si discute, ora bisogna pensare al bene comune e all'interesse dell'intera comunità. Tutti dobbiamo pensarci, perché è chiaro che è impensabile che chi gioca in attacco si disinteresse totalmente della fase difensiva.Una squadra segue gli schemi e li applica, nel suo insieme. Altrimenti si rischia lo squilibrio, si rischia di prendere gol e questo noi nella partita contro il virrus non possiamopermettercelo. Lo sport è una conseguenza di quel che accadrà, della fine di un'emergenza che spero arrivi presto, di volontà comuni da esprimere e trasformare in proposte concrete e aiutinecessari. Si stoppano le grandi manifestazioni, si ragiona sul come ripartire. Il quando è ancorauna variabile troppo difficile da stabilire, ed è chiaro che chi dovrà prendere le decisioni avrà difronte un compito davvero difficile. E nel decidere, probabilmente, qualcuno resterà scontento. Ioprovo sempre ad essere positivo, voglio esserlo. La preoccupazione c'è, ovviamente. La situazionein Italia, in Sardegna e nella nostra città è in evoluzione: guai a sottovalutarla come all'inizio intanti abbiamo fatto. Mi ci metto anche io, sembrava impossibile e quasi paradossale appena unmese fa. La priorità è stoppare il diffondersi del coronavirus, poi sarà tempo di decidere su piùtavoli. Io sono un uomo di calcio, non ho gli strumenti per valutare certe cose e mi limito adesprimere opinioni da cittadino e uomo di sport. Non dovremo farci trovare impreparati, sotto ognipunto di vista. Noi abbiamo una società solida e onesta alle spalle, e ci siamo dimostratiresponsabili e reattivi agli eventi sin dal primo vero allarme rosso. Guardo al mese di maggio, espero di poter in qualche modo tornare in campo. È un desiderio legittimo, abbiamo lavorato tuttisin dalla scorsa estate per dare corso a una stagione che purtroppo si è inceppata nel perversomeccanismo della pandemia. Ci spero, con fiducia e aspetto le decisioni a riguardo. Come memolti, con garbo e senza esternazioni in questo momento fuori luogo. Ma quando sento uomini dicalcio, direttori sportivi di società che già ora abbassano la serranda perché facendo un meroconto da classifica la loro stagione non ha più niente da dare e i loro 4 brasiliani e 2 argentinisono, pur giustamente, tornati a casa, dico che non è il momento di approfittare delle situazioni. Ilpallone è fermo ma solo a bocce ferme, mi auguro, si potrà valutare e decidere quel che sarà. Nonho mai cercato polemiche, ho sempre parlato chiaro, soffro questa situazione e non possonasconderlo ma mi devo adeguare e come me tutti. Non è il momento di cercare responsabilità,posto che ci sarà tempo per farlo. C'è chi vive con passione di calcio e chi vive di calcio,soprattutto nelle categorie cosiddette minori. Ora importa vivere e sopravvivere, senza farsiprendere dal panico ma prendendo seriamente tutto quel che sta accadendo. Non entro nel meritodelle questioni. Mettiamo in campo il nostro senso civico. Mettiamocela tutta tutti, però. Perché lapartita si vince con gli undici in campo, l'apporto della panchina, il supporto della società, i tifosisugli spalti, le aziende sponsor e la voglia di tagliare traguardi importanti".

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