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La Storia

Nel dolore la forza della passione: la storia di Christian Tupone

Il classe 2012 del Fiumicino, dopo un grave infortunio che ha portato alla frattura di quattro vertebre, ha trovato la forza di rialzarsi per iniziare il suo percorso in agonistica

30 Dicembre 2025

Nel dolore la forza della passione: la storia di Christian Tupone

Christian Tupone, classe 2012 del Fiumicino

Il motore di tutto

Da quando si è piccoli guardiamo cartoni, film che ci raccontano tante storie con un bel lieto fine. Nonostante le difficoltà che la vita ci mette davanti, in fondo, speriamo sempre che al termine di tutte le salite, anche noi potremo goderci un bel panorama, proprio come abbiamo sempre visto in televisione. A volte, però, non è facile superare gli ostacoli, credere che prima o poi potremmo anche ridere dei brutti ricordi, specialmente se si ha 13 anni, tanta voglia di scoprire il mondo e di inseguire le proprie passioni. Ecco, la passione, il motore di tutto, una delle poche cose che ci insegna realmente quanto quella famosa citazione “volere è potere” non sia di certo sbagliata. Oggi è importante dare la forza alle nuove generazioni insegnandogli di non mollare mai, perché la vita sa essere crudele, ma bastano attimi di felicità per farti ricordare quanto sia bello farne parte. A Christian Tupone è bastato pensare a 70’, settanta minuti per inseguire un pallone, giocare una partita, sono bastati quei 4200 secondi per dimostrare a tutti che un brutto momento non potrà mai vincere sul suo amore per il calcio. Il 13 luglio 2025 Christian era in bici a divertirsi nel bosco, poi la caduta ed il trasporto d’urgenza all’ospedale dell’Aquila. Momenti di terrore, tre giorni immobile sul letto in attesa degli esiti. Il classe 2012, a seguito degli ultimi accertamenti, ha riportato la frattura di quattro vertebre, una delle quali presentava una lesione particolarmente importante. Un infortunio grave, venti lunghissimi giorni senza potersi mai alzare, fermo, con la testa inclinata a 20 gradi e di conseguenza non autosufficiente. Vedere il proprio figlio nell’età dello sviluppo privo di ogni abilità motoria è un dolore inspiegabile, ma nonostante questo, la speranza non è mai venuta meno.

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