Cerca
FOCUS
15 Gennaio 2019
Salvati e Boer
Calciatori si diventa, portieri si nasce. Essere bomber un sogno, fare il portiere una missione. Il ruolo più folle, romantico e letterario dello sport. Vengo al mondo, mi butto a sfondo: Fabri Fibra non sbaglia ne "La Solitudine Dei Numeri Uno". Già dal riscaldamento entrano in campo insieme al proprio preparatore personale. Muovono braccia e gambe e con la testa e il cuore devono intuire dove andrà a cadere il pallone un attimo prima che superi la linea. Quella striscia bianca rappresenta il confine tra la gioia e la disperazione, è un lampo che acceca, un’alba che illumina, un sentimento che si rivolta, magari su se stesso, e demolisce il passato e la malinconia, il dolore e la sofferenza, e si può ridere ed esultare per un rigore parato e riflessi che ti hanno permesso di compiere un "miracolo". La solitudine di quel numero 1 è un ceffone al pallone, è ribellione al destino. Ritrovarsi a essere i migliori in campo di un derby bellissimo: Frosinone-Roma 2-3, oltre i gol rimarrà sempre la sfida a colpi di guantoni tra Pierpaolo Salvati e Pietro Boer: portieri del futuro, portieri del presente. A difesa di oltre sette metri di porta, in quel ruolo solitario, ma che attraverso una deviazione con la punta delle dita dà carica e unisce tutta la squadra. I due migliori in campo: parate difficili, riflessi d’istinto, guantoni arrivati dove sembrava gol fatto. Ognuno può scegliere il suono che preferisce per ricordare una partita: il "Paff" di un tuffo e il "Boeng" del pallone spedito lontano con lo sguardo prima che dalle mani non ha rivali. I tuoi compagni corrono ad abbracciarti, capisci che forse così solo non lo sei mai stato.
EDICOLA DIGITALE
Dalle altre sezioni
Dalle altre sezioni
Dalle altre sezioni
Dalle altre sezioni
Dalle altre sezioni
Dalle altre sezioni
Dalle altre sezioni