l'editoriale
Ciao Maurizio, ci consegni un'eredità davvero preziosa
Il nostro saluto a Rossi, un uomo fantastico e un tecnico che ha scritto la storia del calcio laziale
I grandi uomini manifestano la propria dimensione con l’umiltà. Sono persone speciali, uniche, artefici di imprese eccezionali ma sempre pronti a condividerle con i propri compagni di avventura e, perché no, anche con i propri nemici. Sul carro di Maurizio Rossi - e di carri della vittoria ne ha guidati tanti – c’era posto per tutti. Non portava rancore, nonostante il calcio laziale non gli abbia mai restituito quanto lui meritasse. Lo sapeva, era arrabbiato e non lo nascondeva, la partenza per la Cina l’aveva affrontata con entusiasmo ma era accompagnata dall’amarezza di non aver avuto scelta, di non aver avuto la possibilità di rimettersi in gioco a casa sua. Dove ha vinto tutto, dove ha portato il nome della Regione Lazio sul tetto d’Italia trionfando nel Torneo delle Regioni in tutte le categorie, come nessun altro. In un panorama desolante, universo ovattato in cui la vittoria di un torneo estivo viene sbandierata come il successo di una vita, una possibilità se la meritava. Eccome se la meritava e lui lo sapeva. Ma il risentimento non gli apparteneva. Non è cosa per i grandi uomini. Maurizio condivideva le gioie delle sue vittorie con chiunque, anche con chi era pronto a scendere alla prima difficoltà. Ne era consapevole, ma non se ne curava. I grandi uomini sono così.
Maurizio Rossi non era “solo” un allenatore, era un educatore. Chiedete ai suoi ragazzi, ai suoi collaboratori, ai dirigenti che lo hanno accompagnato in questi anni. Domandatelo ai suoi colleghi e anche ai suoi avversari. Insegnava calcio come pochi altri, è vero, ma la grande eredità lasciata in dote al calcio e a tutti coloro che hanno avuto la fortuna di incrociarlo sono la lealtà e la correttezza, il rispetto del prossimo e la voglia di migliorarsi ogni giorno. Valori che valgono in campo, ma soprattutto fuori. Arrivava al cuore delle persone immediatamente, comunicava con i giovani come pochi altri, grazie alla sua straordinaria sensibilità. Li comprendeva, li accudiva e li accompagnava. Quando necessario li proteggeva. Tutti, nessuno escluso.
Maurizio Rossi è un grande amico. Il migliore che si possa desiderare, pronto ad incoraggiarmi ogni volta che l’orizzonte si annebbia. Sempre al mio fianco, con la spada tratta, come un cavaliere d’altri tempi capace di infonderti il coraggio necessario per inseguire i tuoi sogni. È stato così anche con Gazzetta Regionale, quando gli ho raccontato cosa avevamo in mente non ci ha pensato un istante: “Sono con voi, ce la fate”. Perché anche quando l’ostacolo sembra insormontabile, lui è capace di convincerti che niente è impossibile. Ci è riuscito anche ad inizio Gennaio, quando mi ha raccontato cosa stava succedendo al suo corpo. La diagnosi era spietata, il nome dell’avversario il peggiore che potesse capitare e ha interrotto il mio doloroso silenzio come solo lui sa fare: “Tranquillo è come una finale, e in finale lo sai cosa succede, no? Vinco io”. Vinci tu. Sempre.
A Daniela, Ludovico, Cristiano, Valerio, Maria Sole e Graziano.