l'intervista

Armeni: "Mercato ora? Pratica malsana, ma serve fare i nomi"

Il dirigente ex Tivoli interviene sulla querelle riguardante le chiamate a giocatori o familiari in questo periodo

Paolo Armeni interviene con fermezza sulla querelle riguardante le chiamate a giocatori o familiari in questo periodo di emergenza, sollevata dal vicepresidente dell'Urbetevere Stazi e sulla quale hanno esposto le proprie opinioni diversi dirigenti del nostro calcio. "Nella vita e di conseguenza nel calcio, quando si ha la certezza che qualcuno sta agendo in maniera scorretta, bisogna subito denunciare presso gli Organi di riferimento - esordisce - Anche se mi sono accorto che, relativamente al nostro calcio, le sanzioni sono poi sempre troppo leggere, non agendo mai di fatto davvero da deterrente. Il passo successivo, poi, dev'essere esporre la denuncia agli organi di stampa o su altri canali di comunicazione, come i social networks. Ma va fatto in modo completo, con nomi e cognomi, altrimenti non si ottiene nulla e si dà adito a pensieri o dichiarazioni equivocabili". La spiegazione è semplice: "Questa azione per me non equivale a farsi pubblicità, come ho letto, bensì a mettere in guardia con efficacia quei genitori ignari dell'esistenza di determinate modalità scorrette di operare. Al giorno d'oggi lo si può fare bene anche internamente al club, tra chat di gruppo o comunicazioni generali: se si nota una certa problematica, la si denuncia". Armeni spiega quale sia la reale gravità, a suo modo di vedere, di questa dinamica: "La situazione venutasi a creare è grave: si parla di spostamenti di bambini della scuola calcio, le cui iscrizioni concretamente rappresentano la linfa vitale per le società sportive. Chiamando e spostando ragazzi o bambini da un club all'altro, si danneggia chiaramente il primo dei due - prosegue il direttore - Fino a qualche anno fa c'è sempre stato un tacito accordo fra le società di non darsi fastidio togliendosi a vicenda i giocatori: ultimamente invece si è diffusa la moda di trovare 'il nuovo Messi' fra i bambini di 8/9 anni, una pratica malsana". Il fattore che ha portato a questo? "Penso sia una prassi creata dalla crisi economica. I genitori, i dirigenti o i procuratori, non mi piace neanche nominarli ma ormai ci sono, pensano di sbancare il lunario facendo così. Farlo poi in tempi di emergenza sanitaria non si può proprio sentire". Secondo l'ex Tivoli e Albalonga una soluzione sarebbe... "il vincolo biennale o triennale, non una cosa così male per me. In tal modo un club sa di poter lavorare bene su un ragazzo, incassando poi da solo, giustamente, il premio di preparazione in caso di cessione ad una realtà professionistica. Se non cambiano alcune regole, purtroppo non cambieranno certe problematiche".

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